Si pensa spesso che il male non ci appartenga, che sia esterno, che provenga da un’”entita’”, a cui si attribuisce il nome di “Diavolo”, che ci tenta e ci trascina in un vortice maligno. Si pensa che la causa del nostro malessere sia l’Altro e che noi siamo soltanto delle vittime che subiscono passivamente gli eventi senza poterli modificare.
Si pensa di non essere responsabili della propria vita, che il nostro destino e’ assegnato e che dobbiamo solo accettarlo. Allo stesso modo si pensa di non poter far nulla per migliorare le nostre condizioni di salute se non ci si sente in forma. Percio’ ci si inbottisce di farmaci o altre droghe. Cosi’ come la contaminazione, si crede che anche la guarigione arrivi dall’esterno.
Ma in realta’ il Male, cosi’ come il Bene, sono endogeni. Dipendono da noi, e la variabile di cui sono funzione sono le nostre reazioni, espressione della nostra capacita’ di gestire le emozioni. Ovviamente le emozioni ricevono stimoli dall’ambiente esterno, ma siamo noi che le trasformiamo in allegria, rabbia o malattia. Siamo noi che ridiamo se vediamo un film comico, siamo noi che ci innervosiamo se siamo in coda ad uno sportello. Siamo noi a deprimerci.
Se riusciamo a schivare un prepotente che ci taglia la strada mentre stiamo guidando, possiamo reagire in diversi modi: scendere dall’auto e picchiarlo, limitarci ad esprimere ad alta voce che e’ un deficiente, proseguire con indifferenza per la nostra strada, compatirlo perche’ non si rende conto delle sue limitate capacita’ di guida o perche’ la sua sregolatezza e’ causata da problemi personali. La nostra reazione suscita a sua volta una reazione di risposta da parte dell’Altro che puo’ essere violenta se il soggetto e’ provocato e causare piu’ danni di quelli attesi. In questa maniera, siamo noi ad influenzare gli eventi.
Ricordo che quando frequentavo la scuola materna tendevo ad essere manesca e prepotente. Era un modo per attirare l’attenzione degli altri. Probabilmente capii da sola, e anche grazie all’intervento dell’educatrice, che il mio atteggiamento era sbagliato e che soltanto io potevo evitarlo. Ma se un adulto mi avesse picchiato per farmelo capire, penso che avrei accettato l’ atteggiamento violento come parte dell’ambiente esterno, a cui soltanto l’”esorcista” puo’ porre fine.
Purtroppo nel corso della mia infanzia e giovinezza nessun adulto mi ha mai indotto ad essere consapevole dell’importanza della gestione delle proprie emozioni nella vita sociale e personale. Un’ “educazione emotiva” avrebbe potuto evitare i miei problemi alimentari, le mie manie di perfezionismo ed “esibizionismo”, le mie tendenze depressive. Mia madre avrebbe potuto essere un esempio positivo: alle avversita’ sorrideva sempre e non provava mai rancore. Ma mi deludeva la sua risposta, quando le chiedevo come facesse a sopportare tutto: “Cosi’ vuole Dio, accetto la sua volonta’”. Allora pensavo fosse un angelo, un essere diverso da me e dai comuni mortali perche’ invece io mi arrabbiavo . Non accettavo la volonta’ di Dio? Non avevo fede? Il “Diavolo” mi stava coinvolgendo? Semplicemente, non ero capace di gestire intelligentemente le mie emozioni.
Ricordo quando provocai una mia compagna di scuola, esprimendole ad alta voce la mia antipatia. Con molta eleganza, mi rispose che il sentimento era reciproco, ma nulla piu’. Allora mi sentii ridicola e capii che in realta’ avevo manifestato pubblicamente l’odio e l’antipatia verso me stessa, attraverso un falso“capro espiatorio”.
Analogamente, se non si riesce a studiare, non e’ colpa degli altri che ci distraggono, ma siamo noi che non riusciamo a concentrarci perche’ non ci interessa l’argomento, perche’ siamo svogliati o semplicemente stanchi.
E’ molto comodo trovare all’esterno la causa dei nostri mali e giustificare l’accidia.
Ad esempio, se si soffre in un ambiente e’ vero che puo’ essere dovuto al fatto che l’ambiente non e’adatto a noi. Ma se noi non interveniamo, determiniamo la manifestazione del Male nella nostra vita. Solo noi possiamo liberarcene. E se non siamo in grado di farlo da soli dobbiamo rivolgerci all’esterno. Ma in tal caso l’efficacia dell’intervento sara’ subordinata soltanto al nostro attivo recepimento e non all’abbandono passivo all’Altro, dicendo: “Fai tutto tu. Liberami dal male”.
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