giovedì 25 ottobre 2012

Morendo ...


Morendo .... stiamo lentamente morendo ... abbiamo paura ... abbiamo paura di spendere ... abbiamo paura di investire ... chiudiamo le porte agli altri, per paura che ci rubino ciò che ci è rimasto ... abbiamo paura di non poter guadagnare abbastanza da poter sperperare come negli anni passati ... abbiamo ricchezza, ma non abbiamo reddito ... perdiamo tempo in cazzate, leggendo cazzate, guardando cazzate, per non pensare che stiamo morendo ... pensiamo ad andare avanti, ma non ci importa di progredire ... la recessione ... del nostro cervello, dopo lavaggi di testa di marketing, poi di spread ... se non ti pagano non ti conviene lavorare ... ma se non lavori cosa fai? ... spendi il poco che ti è rimasto ... e allora, forse, non conviene che lavori lo stesso, anche se non ti pagano? ... se non ti pagano oggi, ti pagheranno domani ... oggi hanno bisogno loro e tu li aiuti, domani avrai bisogno tu e loro ti aiuteranno ... no, ti sbagli, continueranno a non pagarti anche se hanno i soldi ... hanno capito che hai buona volontà e ti sfruttano ... così conviene a loro ... la mutualità non può esistere nell’attuale sistema ... e forse non è mai esistita... mutualità in Italia, in passato quando si poteva, voleva spesso dire parassitismo sociale ... se te lo danno, prendilo, anche se non ne hai bisogno ... e così ... chi ha preso è stato fortunato e adesso se lo tiene ... e già ... non si può mica rinunciare ai privilegi per la società ... ma dimenticano che questi privilegi li hanno ottenuti grazie alla società ... ma erano altri tempi, ormai poverini sono vecchi e adesso anzi chiedono a te di fare i sacrifici ... perchè loro sono i malati ... chi non conosce i privilegi è sano, più forte, è più flessibile ... cosa vuoi, loro ormai sono vecchi e ti chiedono ... se tu hai da dare, lo devi dare per il mercato, ma augurati di non avere mai bisogno ... augurati di non stare male ... nessuno ti pagherà ... ormai ne hanno già approfittato in tanti ... non esiste mica più la mutua ... ormai le cose te le devi sudare e se non sei in grado di farlo, te lo scordi di vivere ... morendo ... anche loro moriranno ... potessero morire con dignità, almeno ... se si deve morire, perchè non c’è più niente da produrre, allora perchè non riducono il divario tra di noi? ... avviciniamoci, non allontaniamoci ... si muore meglio in compagnia ...  aiutiamoci finchè possiamo ... poi si vedrà ... se non ci aiutiamo, moriamo più tristi, più poveri, anche se ricchi di roba che in realtà non ci serve ... in fin dei conti, tutto è superfluo rispetto alle tenebre che ci attendono .... e invece non solo non ci avviciniamo ... ma ci insultiamo ... il buon esempio arriva dal governo a cui non resta che insultare ... piuttosto ammettetelo ... non c’è più niente da fare ... stiamo morendo ... ma non infierite fino alla fine ... la morte non è bella per nessuno, neanche in un castello o in una comoda casa riscaldata ... figuratevi quanto sia bello morire nel fango ... non siete in grado di far nulla per chi muore nel fango ... va bene, ammettete i vostri limiti ...  ma per favore non insultate ... non dite ai barboni che puzzano se non ve la sentite di offrire loro aiuto ... la loro puzza è la misura della distanza tra voi e loro ... se vi dà fastidio, riducetela!


domenica 21 ottobre 2012

L'ineluttabile debolezza dell'hardware


L’hardware ha qualche problema, ma il suo proprietario vuole produrre ancora software e non si ferma per capire cosa c’è che non va.

E’ come se il conducente, in viaggio in auto, ad un certo punto sospettasse un guasto. Se si fermasse, quasi sicuramente non riuscirebbe ad arrivare in tempo a destinazione, ma perlomeno potrebbe ancora proseguire o tornare indietro, una volta riparato il danno. Se non si fermasse potrebbe arrivare in tempo a destinazione, ma potrebbe anche non poter essere in grado di proseguire o tornare indietro.
E allora? Qual è la scelta migliore? In realtà, dipende dalla priorità che si dà alla destinazione da raggiungere rispetto al sano mantenimento del veicolo stesso. Razionalmente, si consiglia: fermati. Ma il consiglio proviene da un soggetto a cui probabilmente non preme raggiungere la destinazione.

L’hardware ha una vita limitata, ma il software no: una volta prodotto servirà ad altri hardware, diversi da quelli che l’hanno prodotto, che a loro volta produrranno altri software. E per questo motivo il proprietario della macchina pensa sia più importante preoccuparsi di qualcosa di “immortale” piuttosto che di qualcosa che prima o poi muore.
Ma il proprietario dimentica che se vuole produrre software più a lungo, deve curare l’hardware. Senza hardware, niente software. Al proprietario infatti è consentito l’uso di un solo hardware. Ma il proprietario si ostina a prediligere la produzione attuale di software e a non preoccuparsi di quella potenziale futura o della durata in cui l’hardware potrà funzionare. Il proprietario si chiede: quanto manca alla meta e non quante mete potrà raggiungere in futuro. Il proprietario vuole minimizzare la distanza che lo separa dall’obiettivo attuale, e non gli importa se ciò può condurlo anche alla minimizzazione della distanza che lo separa dall’ultimo obiettivo che potrà raggiungere.  

Cosa importa avere un hardware longevo che teoricamente potrebbe produrre cento software, quando ne possiede uno che sta per finire di produrre un software? Meglio finire quell’unico software che fermarsi per l’idea di poter essere in grado di produrne altri cento. Un unico software che dopo la rottura dell’hardware che lo ha prodotto, può “reincarnarsi” in altri cento o più hardware. Un unico hardware, anche se potente, invece sarà soltanto un unico hardware, indipendentemente dalla durata.

Lo chiamano hardware, ma in realtà non è così “hard”. E’ la parte debole della macchina, la più vulnerabile. Quando si rompe, spesso non c’è nulla da fare o, se si riesce ad aggiustare, difficilmente tornerà allo stato precedente la rottura.

Il proprietario sente uno strano rumore, ma preferisce continuare ad usare la macchina, piuttosto che fermarsi e chiamare il riparatore. Il proprietario è ottimista: crede di poter arrivare alla meta prima che la macchina si rompa. Gioca d’azzardo, spinge finchè può anche se la macchina stenta. Il proprietario sente che “ha male all’hardware” che sta utilizzando. Il rumore che esso produce è inquietante: come quello di un elicottero che sta per schiantarsi. Ma il proprietario è distratto dai suoi obiettivi, dai suoi pensieri, dalle sue idee che prevalgono su ogni preoccupazione materiale. Il proprietario è troppo distratto ed allo stesso tempo troppo concentrato nel suo percorso per rendersi conto di quanto l’hardware sia malandato. Giorno dopo giorno, l’hardware si lamenta sempre di più. Un ultimo sforzo ed ecco la meta. Dalla meta si prospettano nuove mete. 

Ma ecco allora che il proprietario capisce che non può più produrre nuovo software se non fa riparare l’hardware. L’hardware è molto acciaccato, ma forse non è troppo tardi per aggiustarlo. Forse dopo un po’ di riposo e di restauro potrà tornare operativo. Ma se non fosse così, in ogni caso il proprietario sarebbe soddisfatto del software che ha prodotto, che sopravviverà all’hardware. Forse se il proprietario avesse fermato la macchina prima, non sarebbe stato altrettanto contento.