sabato 26 ottobre 2013

Senza concludere nulla (Conclusione)

Gli anni passano e mi sembra di non aver concluso ancora nulla nella vita: famiglia, lavoro, posizione... Eppure, a pensarci bene, se sono in questa situazione è forse perché ho sempre concluso tutto, senza "`carichi pendenti"'. Pertanto il non aver concluso nulla di fatto vuol dire non aver continuato nulla, una volta portata a termine qualsiasi cosa.
Ho sempre messo un punto a tutto ciò che ho fatto, anche se mi piaceva, per poter passare ad altro, per essere libera, per rigenerarmi, per non cadere in trappola.

Ed ora penso sia giunto il momento di mettere un punto anche a questo blog che rileggo con soddisfazione, una soddisfazione che può esprimersi soltanto esaminando un prodotto finito. Ed ecco qua il mio ebook. Avrei voluto pubblicare questo libro in forma tradizionale, ma poi ci ho ripensato.

Il mio fine è più ambizioso: non voglio che questo lavoro si venda, ma che si legga. Spero mi aiutiate a realizzare l'obiettivo. Purtroppo non posso averne un riscontro. Quindi vi chiederei di lasciare un commento in quest'ultimo post, anche per dirmi che avete soltanto letto una parte del blog e cosa vi sia piaciuto di più (o di meno, sono aperta a critiche). Ora tocca a voi.

Il mio punto l'ho messo. Non ho concluso nulla? Beh! L'unica cosa che veramente si conclude nella vita è la vita stessa. Se sono inconcludente, allora sarà quella la ragione.



La mia Espressione ha ora una Forma. 
Spero abbia lasciato anche un segno.


Scarica Ebook gratuito


mercoledì 23 ottobre 2013

Miles away

“Excuse me, Sir. Where is my home?”
“Your home? Uhh! It's miles away!”
“Thank you very much, indeed.”


Quando vivi in un Paese straniero credi di avere due lingue per esprimerti: quella del cuore e quella del culo. Quella del cuore è la tua lingua madre: le sue parole ti sembrano frutto del cuore, di ciò che senti, della tua natura. Parli, e anche senza la tua volontà dici delle cose istintive, ma di senso compiuto. Invece la lingua del culo è frutto della fortuna che hai per averla imparata. Le sue parole però ti sembrano scoregge se non è il pensiero a controllarle. Se ci si esprime con la lingua del culo non ci si può adagiare sulla poltrona e parlare: occorre muoversi, attivarsi e attivare il cervello, mostrare le proprie abilità, esercitarsi e per padroneggiarla bisogna mischiarsi tra la gente, capire la loro cultura, studiare le loro espressioni, interagire con loro. Con la lingua del cuore invece tutto risulta più semplice. Si può star seduti e parlare. Tutto prende forma, tutto assume un senso. Tutto si può risolvere stando semplicemente lì, dove si è. Non facendo nulla, si può continuare a vivere e mantenere la propria posizione.
Con la lingua del cuore ci si sente già sicuri e preparati, perdendo talvolta la motivazione per migliorare le proprie capacità espressive nel linguaggio quotidiano. Con la lingua del culo invece ci si sente insicuri, ma spesso è proprio questo ciò che spinge a migliorare le proprie capacità espressive per sentirsi più integrati nell'ambiente lavorativo o nella società.

“Miles away?” Non c'è nulla che può alleviare le tue pene come l'umorismo inglese. Di sicuro il passante voleva scherzare, visto che mi ha visto smarrita. Mi ritrovai a camminare in una sorta di tangenziale, al buio, con le auto che sembravano venirti addosso. Come ci ero finita, non lo sapevo. Soltanto curiosità. Avevo esplorato un posto nuovo. Volevo tentare una scorciatoia, ma mi ero persa. Era da poco che avevamo traslocato in quella zona. Prima vivevamo in una casa in condivisione al Sud di Londra. Ricordo il trasloco: saranno stati circa una decina di viaggi sui bus londinesi con borsoni stracarichi, in mezzo al traffico. Tutto questo per evitare la comodità di chiamare un camion per i traslochi. Eppure era bello vedere che lì la gente sembrava pensarla come te, anche se non è bello avere tutti la stessa idea allo stesso momento nello stesso bus. C'è persino uno che trasporta un carico di banane! Ma dove va?

Ciò che mi manca di più di vivere fuori dall'Italia non è uno stipendio adeguato, ma lo spirito di vivere ogni momento con curiosità, la possibilità di avere grilli per la testa e di potermi permettere di saltare con loro. Ovviamente bisogna premettere, che senza quello stipendio non avrei potuto permettermi di saltare insieme ai miei grilli. Ma non bisogna mai confondere i fini con i mezzi. E il denaro non è uno dei miei fini, anche se senza mezzi non potrei avere fini.

Di fatto non ho abbandonato quello spirito di avventura e di curiosità da quando sono tornata in Italia. Il problema è che questo spirito non è ben accetto in questo Paese. Qua nulla è più temuto di chi vuol cambiare. Non è concepibile che tu possa fare un lavoro diverso soltanto per curiosità, per sperimentare nuove mansioni, per metterti alla prova sviluppando nuove abilità. No, non è concepibile. E nemmeno è concepibile che si voglia lavorare per un po', poi prendersi un anno sabbatico, pur in assenza di problemi esistenziali, e ricominciare, senza subire “penalità” sul curriculum e senza venire mal giudicati. Inoltre è una delusione quando vedi che nel tuo Paese non ci sono né speranza, né futuro. Certo, finché si lavora si ha l'illusione che tutto sia sotto controllo e che prima o poi la situazione cambi. Di fatto si pensa così perché si è troppo assorti nella propria attività per pensare oltre. Anche io adesso mi sto illudendo, col mio piccolo lavoro e nella mia piccola isola.

Ma poi quando mi fermo a pensare o cammino per la strada, ho l'impressione di non essere mai tornata da Londra, ma nemmeno di essere mai partita. Cammino e non vedo i passanti, mentre a Londra camminavo e i passanti non vedevano me. Dove sono?
Forse aveva ragione quel passante.

“Miles away. My home is miles away.”