lunedì 17 dicembre 2012

Pensieri paramagnetici

Contro la paura e l'ipocrisia, bisognerebbe adottare lo stesso espediente: l'indifferenza. Infatti se ci si assoggetta alle proprie paure o si vive condizionati dall'ipocrisia della società, allora si rimane paralizzati, intrappolati.
Spesso si ha la fortuna di poter dire “ho la fobia di ...” e di poter restare alla larga dalla propria paura. Ma quando si ha paura del vuoto e ci si trova davanti un fosso, allora se si vuole andare avanti si deve abbandonare la paura e il suo pensiero e ... saltare e basta. Se ci si ferma pensando “ho paura, non posso” allora si è già deciso la propria sorte. E analogamente, si è già deciso la propria sorte se ci si fa influenzare dal giudizio degli altri “oh no, non ce la farai, hai le gambe troppo corte per saltare”.

“Ha paura degli aghi, vero signorina?” “No, del sangue, dell'idea del suo fiume che straripa … boh. Ognuno ha le sue paure”. Però cosa le importa se ho paura dal momento che sono lì, le ho dato il braccio e non mi sto lamentando? E' un po' come se stessi saltando, anche se preoccupata, e qualcuno mi ricordasse “Hai paura?”. E cosa cambia? Certo preferirei dormire, magari. “Eh, ma ha la mano ghiacciata. Stia tranquilla.” “Sono tranquilla, sto solo cercando di non guardare.” Forse se guardassi, all'inizio sverrei, ma poi non mi farebbe neanche più effetto. E' una strategia per diventare insensibile e conosco i suoi trucchi. Ma perché non posso rinunciare alla mia sensibilità? Ho imparato a non piangere, o a limitare lo spreco di lacrime, perché devo imparare anche a considerare inserimenti di siringhe, aghi, lacci, tubi e tagli con il bisturi come gesti meccanici? Mica devo fare l'infermiera o il chirurgo? Le paure sono irrazionali, e fanno sorridere chi non le condivide. Quanto vorrei chiederle di cosa ha paura. “Ha paura della matematica? Allora si prepari perché infierisco da farla stare talmente male ...”. “I am scared of numbers”. Mi diceva un chirurgo a Londra. In realtà non ho mai infierito, e ho sempre cercato di rendere la vita più semplice ai non simpatizzanti. Mica gli ho mai chiesto di guardare tanti bei formuloni … Ad ognuno il suo mestiere, no? Anche se … ma sorvoliamo il tema.

“Dove vorrebbe essere signorina. Mare, montagna?” Ora basta, bucami quella ca... di vena e fammi sta cri... d'iniezione ché sono stanca di stare qua dentro. I pensieri istintivi sono sempre molto volgari.

E riprende il bombardamento. Le emissioni radio di quel macchinario, stavolta sono accompagnati da pensieri “paramagnetici”.

Pensieri paramagnetici
risuonano nell'encefalo
e si propagano lungo
tutta la colonna verticale.

Pain is so close to pleasure”. Risuona nella mia mente la canzone di Freddie Mercury. Sia il dolore che il piacere stordiscono, sconvolgono, alienano, impediscono di pensare e di vivere in tranquillità. E poi dopo il piacere, dopo il culmine dell’euforia o dell’eccitazione, subentra la tristezza e quindi la ricerca di nuovi piaceri. E similmente mentre si prova dolore si è impazienti, si aspetta soltanto di raggiungere il culmine, per liberarsene e raggiungere la tranquillità.
Il dolore e il piacere condividono una situazione di malessere, anche se in momenti diversi. Il malessere segue il piacere mentre il dolore lo accompagna.
Il piacere è la soddisfazione di un desiderio. Il dolore invece è l’espressione di una ripugnanza. Ma sia il piacere che il dolore possono essere accompagnati dalla gioia. Gioia, perchè si è realizzato un desiderio che è manifestazione del proprio essere. Gioia, perchè nonostante il dolore si è amati e si ama e questo legame rafforza il proprio essere.

E poi penso che non ho paura. Non mi spaventa più l'esito di nessun esame. In ogni caso sarà una nuova paura da affrontare, un nuovo esperimento, una nuova sfida verso la strada che mi porterà ad essere libera. Libera da ogni conoscenza. Libera di cogliere gli stimoli dall'esterno, senza auto-soffocazione per ansie e paure per ciò che possiedo. Vivere, dimenticandomi di me, dimenticandomi di sapere, dimenticandomi delle posizioni che occupo, usando soltanto le mie capacità di sperimentare ed immaginare.

L'uomo dovrebbe vivere come se non vivesse, né per sé stesso, né per la verità, né per Dio. Completamente libero e vuoto di ogni conoscenza.” (Eric Fromm)

L'uomo attivo e vivo è simile ad un recipiente che ingrandisce mentre lo si colma, sì che non sarà mai pieno” (Blakney).