martedì 8 giugno 2021

L' "Anno Zero"

"Schwanden, me ne vado". 

"Te ne vai? E dove?" 

"In una zona piu' vicino a dove lavoro e dove ho iscritto mia figlia a scuola. Credo che presto obbligheranno l' "home office" e da dove abito, portare mia figlia a scuola, ritornare a casa e poi andarla a prendere e ritornare a casa vorrebbe dire trascorrere 4 ore sul bus. Poi sai, da quando hanno messo l'obbligo delle mascherine sui bus è diventato quasi insopportabile passare ore imbavagliati e a vedere tutti questi bavagli mi e' venuta tristezza e allora ho cominciato a guardare altrove: non le persone, ma le case e cosi' alla fine di questo anno matto ci trasferiamo. Cambiare casa renderebbe la situazione piu' accettabile. 

In quella zona non avrei ricordi di una vita normale. In quella zona iniziero' lavorando esclusivamente da casa. La nuova casa sarà il centro di ogni interesse. Sarà poi piu' luminosa e spaziosa. Non conosco nessuno in quella zona e nemmeno la zona stessa. Non passero' in luoghi a me noti, chiusi forse per un eventuale lockdown invernale. Se tutto sarà chiuso, non mi importerà visto che i boschi saranno aperti, come la collina e la via verso il lago. La natura mi salverà: ogni privazione sociale sarà compensata dalla molteplicità dei paesaggi naturali che vedro': boschi, colline, laghi, ruscelli. Tutto sarà accessibile a piedi dalla nuova casa. Non mi mancherà nulla se non la società, di cui ne sentirei maggiormente la mancanza se continuassi a restare qui. Qui ho ricordi: di luoghi sociali frequentati liberamente, di dialoghi con sconosciuti solo per praticare il tedesco, di incontri, di eventi, di attività ricreative e sportive, di bagni in piscina, di lavaggi condominiali in lavatrice, di aperitivi, di cene di lavoro. 

E' stato un trampolino di lancio in una nuova città, in una nuova nazione e in una nuova lingua. Le esperienze vissute, gli incontri e il sentirmi parte di un luogo mi hanno permesso di affezionarmi a questo posto, a differenza di Londra che ho solo percepito come un amante seducente col quale ci si gode solo il presente. Forse tutto questo è stato possibile perché ho iniziato una nuova vita, cosa che in Italia non sarebbe stata possibile, come madre, come avventuriera, come persona e come professionista. 

Schwanden, sei stato la campagna aperta, sfondo di un incredibile paesaggio. Ma ora ho bisogno di un rifugio, meno esposto alla vita sociale  e alla sua seduzione. Ho bisogno di un rifugio dove rinchiudere tutto, lavoro, pensieri, dove la natura sia unica fonte di ispirazione. Ma cerco una natura che ti catturi e ti impedisca di uscirne; non un campo aperto come te, Schwanden. 

Dopo cinque anni me ne vado, da un estremo all'altro della città: da nord-ovest a sud-est. Schwanden, ci sono cose che non ti ho raccontato. In questi cinque anni nuove filosofie oscure sono emerse. Pensavo di riuscire a parlartene. Ti ricordi? Avevo esordito con "è troppo complicato." E poi è scoppiata la pandemia, in questo anno che concludo con un trasloco. 

Questo anno, l'anno zero (già 2020), un anno che tutti avrebbero voluto saltare spostando il calendario avanti di un anno. Io invece avrei voluto spostare il calendario indietro perchè intuivo che l'anno zero sarebbe stato soltanto un anno di transizione verso una nuova era d.C. (dopo Corona): un'era che, da come si prospetta, non vorrei vivere. Un' era fatta di guerre biologiche e di difese vaccinali, dove la scienza crea gli stessi problemi che poi risolve. 

Eppure, basterebbe ascoltare di piu' la natura, vivere con meno problemi ed essere consapevoli che alla fine l'ultima parola ce l'ha lei. 

Schwanden, non avrei mai immaginato di lasciarti per trovare la libertà in questa "guerra biologica, sociale e sanitaria". Credevo che ti avrei lasciato per cercare fortuna in un altro paese, non per scappare dalla società o per cercare una casa piu' bella dove poter lavorare e rifugiarmi.

Schwanden, festeggero' i quaranta anni in una nuova casa. Sarà una festa esclusivamente in famiglia, anche se in fondo sogno un'occasione per rincontrare tutte le persone, per poter dialogare con il mio passato, per concludere cio' che è insospeso e per rafforzare la mia identità: scudo necessario per superare la dimensione disumana della nuova era. Mai come ora, infatti, penso che guardare al passato sia un presupposto per auspicarsi un futuro migliore".