mercoledì 28 settembre 2011

L'oceano delle alternative

Londra e’ talmente piena di possibilita’ da confonderti. Diverse offerte di lavoro, diverse opportunita’ di svago, intrattenimento, incontri. Bisogna sempre stare all’erta in Internet, leggere continuamente gli annunci e le offerte, per non lasciarsi sfuggire nulla.
In realta’ cerco un modo costruttivo per impiegare il mio tempo libero, per “integrarmi” alla comunita’ locale e migliorare la mia confidenza con una lingua che non padroneggio come quella italiana.
Cerco un’attivita’ che mi faccia sentire personalmente legata alla citta’ e non solo contrattualmente, come nel lavoro. Un’attivita’ che mi dia la motivazione per restare. Eppure mi perdo, nell’oceano delle alternative. Vaglio diverse opportunita’ di volontariato o svago, per acquisire nuove competenze ed esperienze che potrebbero essere utili anche per un eventuale cambiamento professionale. Ma ogni proposta richiede un impegno costante di un certo numero di ore alla settimana per un determinato numero di mesi. Vorrei recarmi di persona dagli organizzatori e chiedere informazioni personalizzate per capire se il ruolo e’ adatto a me. Infatti le informazioni fornite nell’annuncio sono precise, dettagliate e non lasciano spazio al malinteso, ma faccio fatica ad inquadrarmi in qualsiasi descrizione di schema, profilo, ruolo. Pero’ in UK l’approccio “face to face” e’ deludente. Si crede che tutto cio’ che occorre sapere sia reperibile sul web e convertibile in carta. Pertanto se ti presenti a chiedere pensano che sei tecnologicamente sottosviluppato ed allora ti stampano l’offerta e la domanda di candidatura per iscritto (application form)  in cui occorre fornire le proprie generalita’, “vocazioni” e referenze. Poi aspetti giorni o settimane per ricevere una risposta ed eventualmente fare un colloquio.
Avere un “ruolo sociale”, anche se a titolo gratuito, richiede superare selezioni analoghe a quelle di una posizione remunerata.
Il mio spirito d’iniziativa e’ stato spesso frenato dalla “carta” o meglio dal documento elettronico da compilare. Sono una persona impaziente che vuole soddisfare immediatamente i suoi desideri, ma che e’ anche capace di reprimerli per mezzo della ragione. “Ma no, lasciamo stare. In fondo quando torno dal lavoro non ho voglia di far nulla e il fine settimana e’ sempre corto...”.
Pertanto considerare tutte le opportunita’ equivale di fatto a non valutarne alcuna. Sul “tutto” il “niente” prevale.
Ma la curiosita’ verso la citta’ rimane. Allora usufruisco di attivita’ ricreative gratuite, sponsorizzate dal luogo o dal quartiere in cui lavoro o da quello in cui vivo, dove ci si ritrova, per esempio, per partecipare a camminate guidate di decine di chilometri, in zone di Londra che il turista, ma anche il residente spesso ignorano. In tali occasioni si incontrano diverse persone di diverse nazionalita’. E’ divertente chiacchierare per farsi un’idea della loro esperienza nella citta’. Ma finita la passeggiata, ci si saluta e ognuno ritorna al suo “rifugio”. E’ difficile stabilire nuovi legami in una citta’ straniera. Sembra tutto cosi’ effimero, o forse sono io che mi sento fuggevole. Uso la citta’, sfrutto i servizi offerti. Ma non offro nulla in cambio. Nulla, a parte il lavoro previsto nel contratto.
Se vivessi da sola e non fossi fidanzata sarei piu’ motivata ad integrarmi o a confondermi nell’ebbrezza e nella promiscuita’ londinese?
A volte vorrei non avere nessun legame, neanche familiare, e farmi trasportare la’ dove mi porta il vento.
Sono i legami pero’ che vincolano ad un luogo particolare. Il mio convivente e’ italiano, le mie sorelle e i miei amici pure. Per quanto io possa divertirmi e stare bene a Londra il mio pensiero si rivolge sempre alle persone che pur essendo lontane sono sempre a me vicine. Cio’ che ci lega e’ l’affetto oppure la complicita’. Se tornassi in Italia, nella mia citta’ natale, forse mi sentirei quasi soffocata dalla provincialita’ che spesso ho criticato. Non potrei avere le stesse possibilita’ e le stesse prospettive di carriera. Non potrei soddisfare la mia curiosita’ per la varieta’ del cibo proveniente da tutto il mondo e per la diversita’ culturale. Ma potrei ancora essere d’aiuto alle mie sorelle, potrei frequentare i miei cari amici, ristrutturare la mia casa e forse “stabilizzarmi”.
La propria terra va coltivata con tutte le cure necessarie altrimenti e’ meglio abbandonarla per sempre. In ogni caso, per quanto ci si possa annoiare tra le mura domestiche, la casa e’ l’unico posto dove si vuole ritornare, l’unico luogo che ci fa credere di possedere qualcosa di stabile.

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