domenica 29 maggio 2016

Il trasloco secondo ... mia figlia

Il secondo trasloco, dalla casa temporanea a quella definitiva, fu piuttosto semplice. Riusammo gli stessi scatoloni del trasloco precedente (alcuni non li aprimmo nemmeno) e rinfilammo tutto dentro, riutilizzando la stessa carta per avvolgere singolarmente gli oggetti fragili. Poi chiamammo un tizio col camion. Con il suo aiuto caricammo tutto in vettura, salimmo, scaricammo e via. Il giorno seguente arrivarono nella casa definitiva i mobili che ordinammo e montammo in buona parte da soli.
Dalla descrizione, potrebbe sembrare tutto lineare, ma imballare tutto con la bambina che cerca di ritirar fuori la roba, aggiungendo oggetti della casa temporanea che non ti appartengono, fu piuttosto snervante. E poi gestire le ordinazioni con la bambina che strilla quando usi il computer e il computer che fa pure scherzi … Ma la cosa ancora peggiore è che dopo tutta la fatica che fai e vorresti riposare, tua figlia non dorme perché è terrorizzata. Infatti non capisce cosa succede e cosa sono tutti quegli imballaggi. E allora la tieni tutta la notte in braccio. Dormi con lei. La sveglia suona il giorno dopo e lei strilla perché la porti sul suo letto e sola non vuole stare e allora devi contare sulla collaborazione del partner. E qui entrano in gioco la sintonia, la pazienza e …

Ma per fortuna riuscii ad organizzare tutto nei tempi e modi dovuti. Lasciammo di fatto la casa temporanea, consegnandone le chiavi, solo qualche giorno dopo il trasloco, per poter ritornare a controllare che non avessimo dimenticato nulla e per avere una sistemazione qualora ci fossero stati imprevisti o avessimo avuto ritardi nella consegna dei mobili.

Per mia figlia fu uno spettacolo interessante vedere l'addetto che sistemava nel camion gli scatoloni che noi aiutavamo a portar giù. E poi viaggiare su quel veicolo. E lì si addormentò e giunti a destinazione, mentre noi trasportammo le scatole dal furgone alla casa, la sistemammo in un letto di sole coperte nel soggiorno. Purtroppo era tutto ciò che al momento potevamo offrirle. Ma dopo quelle giornate di sonni disturbati fu più che sufficiente per consentirle riposo e per permetterci di finire il trasloco in breve tempo. Dopo tutti questi movimenti, mi sentii veramente in pace. 

Abitiamo di fronte al bosco, ma non siamo isolati nella campagna sperduta. Non si sentono clacson, ma soltanto miagolii, belati o moderate urla di bambini che giocano in cortile. Non passano auto nell'isolato, ma la strada e la fermata del bus più vicina sono a un centinaio di metri. Abbiamo un piccolo giardino, non si respira smog, c'è quiete e diversi servizi e negozi sono raggiungibili a piedi. C'è una fattoria vicino da cui possiamo comprare latte, uova, miele, insalata. 

Tuttavia durante i primi giorni le reazioni di mia figlia di fronte al cambiamento furono: sciopero della fame e rifiuto di camminare. Ma non bisogna mai prendere troppo seriamente i rifiuti dei bambini. Spesso è solo questione di tempo. Non bisogna subito pensare che siano puri capricci o dispetti che si perpetueranno. A volte basta lasciar trascorrere qualche giorno e il bambino si dimentica che non voleva mangiar quella cosa lì o non voleva camminare. Pertanto capii che mia figlia non voleva mangiare la pappa perché era quasi ossessionata dal voler mangiar da sola, benché non riuscisse, e voleva esplorare il nuovo posto e non stare ore seduta sul seggiolone. In compenso aveva bisogno del biberon. Forse era per lei un conforto? O forse era l'unico modo in cui riusciva a mangiare autonomamente e velocemente. Allora provai a fare la pappa bevibile dal biberon (con i denti ormai aveva allargato il foro della tettarella e ci passava di tutto). Voleva bere solo da quella tettarella e guai a sostituirla, ma finiva tutto quel che mettevo senza storie e complimenti, contrariamente ai mesi precedenti in cui dal biberon si rifiutava di bere ogni cosa diversa dal latte. E così mangiò e anche molto, integrando con cibi che poteva mangiar con le mani, anche se non riusciva a mangiare intere porzioni, ma solo assaggi dai nostri piatti durante i pasti. Comunque ero tranquilla che mangiasse a sufficienza perché beveva il suo pasto principale. In più io potevo fare altro o potevamo anche uscire fuori, poiché aveva imparato a bere senza sporcarsi anche mentre il passeggino viaggiava. 

Riguardo al rifiuto di camminare, i primi giorni fu dovuto al fatto di sentirsi smarrita. Poi camminò. Partecipò senza disturbare al montaggio dei mobili e collaborava anche quando dovevo fare commissioni o pulizie in casa. Mi passava gli oggetti e ne era incuriosita. Poi di nuovo, per un certo periodo, dopo aver sceso le scale del piano di casa, che nel frattempo aveva imparato a fare autonomamente tenendosi al corrimano, le sue gambe si bloccavano e si buttava a terra non appena vedeva che prendevo il passeggino. Faceva così capire la sua intenzione di salirci sopra e non voler camminare. Se la facevo scendere dal passeggino quando entravo in negozio a far la spesa allora camminava senza fermarsi, ma era una cosa impossibile: voleva tirar fuori tutto quel che vedeva sistemato negli scaffali. E allora la facevo accomodare di nuovo nel passeggino subendo i suoi strilli per qualche secondo.

Poi un giorno decisi di provare ad uscire senza passeggino e senza meta. facendomi guidare solo da lei, perché non sembrava che non volesse uscire, dal momento che prendeva sempre le scarpe di sua spontanea volontà, e non sembrava avesse male ai piedi o fosse stanca per camminare. Infatti in quelle circostanze camminò quasi correndo e mi portò nel posto dove voleva andare. 


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