“Cosa vuoi fare da grande?” E’ la classica domanda, posta al bambino, la cui risposta non viene mai presa seriamente in considerazione.
Infatti, alla mente adulta, l'idea infantile del futuro e' puramente fantasia e suscita divertimento.
L'adulto con quella domanda finge l'interesse al dialogo con il bambino. Ma in pratica non vi e' alcuno spunto di riflessione sulla sua risposta. Soltanto il fugace ricordo della propria infanzia e della vaga risposta, data a suo tempo, alla stessa domanda.
Tale evocazione e' comunque innocua, non provocando nell'adulto alcuno stimolo al cambiamento della propria vita.
L'adulto si rintana nella propria realta' e nel proprio rifugio di certezze, spesso frutto di autoinganni e costrizioni. L'adulto e' imperniato sulla produzione economica, che consente di appagare gli unici bisogni e desideri che crede di avere: quelli materiali.
Annientare i propri sogni al supermercato. Guadagnare per spendere. E' questa la vera dottrina che non si vuole insegnare, ma che in realta' viene impartita ai bambini.
Il bambino piange. Cosa vuole? Il succhiotto, il latte, il giocattolo, il pannolino pulito. Di conseguenza l'adulto pensa che, come lui, il bambino abbia soltanto esigenze materiali e fisiche.
Ma cosa vuole il bambino veramente? Forse piange soltanto per attirare l'attenzione, per comunicarci che vuole dialogare con noi e che non vuole soltanto essere assecondato.
Spesso infatti ci si comporta con il bambino nella stessa maniera in cui il medico elimina i sintomi della malattia senza averne capito la causa. Sicuramente questa e' la strada piu' breve e piu' veloce per far smettere di piangere il bambino, ma si trascura il fatto che prima o poi il bambino piangera' di nuovo.
Analogamente, l'adulto gestisce il "dialogo sul futuro" scegliendo la via piu' comoda ed "economica" per se', ed apparentemente piu' serena per il bambino: quella di assecondarlo lasciandolo fantasticare sul futuro, ma rimandandone la discussione al momento della fine della scuola dell'obbligo.
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