giovedì 19 febbraio 2015

Una nuova vita

Quando ho deciso di “chiudere” con il blog in realtà sapevo che sarebbe stato un “torno subito”, ma subito dopo un cambiamento radicale della mia vita,

Ed ecco allora che torno a scrivere. Pensavo di trattare una vita nuova in Danimarca, ma invece tratterò una nuova vita in Italia. Infatti la mia vita è cambiata, rigenerata da una nuova vita generata.

Via via che passa il tempo mi accorgo che questa nuova vita non ha cambiato il mio modo di essere, le mie idee, i miei ideali, ma ha cambiato le mie abitudini e le mie priorità. Ad esempio continuo ad usare i mezzi pubblici perché ciò rientra nei miei ideali, ma ovviamente non corro se vedo passare la vettura e non mi ci infilo lo stesso se non c'è abbastanza spazio; non ascolto più la musica ad alto volume, anche se i miei gusti musicali non sono cambiati, spesso dormo, cucino e mangio a singhiozzi … Ma tutto ciò che penso lo comprovo con il mio esempio: questa nuova vita deve vivere e crescere in sintonia con i suoi genitori e non affidata ad un manuale di puericultura, pediatria, educazione infantile o cos'altro. Non aspiro ad essere una “brava madre”, ma soltanto sua madre: quella che l'ascolta e interviene a suo favore, quella con cui si sente in pace, quella a cui non deve nulla per tutto quello che riceve, ma sopratutto quella che sono a cui lei si è già abituata perché aveva già trovato in me una casa.

Inoltre ho sempre l'idea di andarmene dal Paese per offrirle la possibilità di vivere una realtà diversa, a fianco di genitori che non si sentono in trappola. Non sarà certo per colpa di una nuova vita se un genitore si adagia e perde il gusto della propria. Certo all'inizio questa nuova vita ti vincola, ti obbliga a stare in casa perché devi accudirla. Ma poi quando cresce un po' sarà comunque più difficile che emigrare da sola o in due, ma sarà un'avventura. 

Prima però devo chiarirmi le idee su cosa voglio veramente aldilà di far la madre. Se una volta la parola bambini mi faceva tossire, ora mi fa tossire la parola lavoro. Ora il lavoro ce l'avrei pure, ma sono talmente rapita da questa nuova vita che faccio fatica ad immaginarmi seduta ore ed ore ad una scrivania davanti a database di numeri. Ora mi sembra artificio tutto ciò che non è legato ai bisogni vitali. Questa nuova vita mi ha fatto riflettere su molte cose. Questa nuova vita ha momentaneamente cancellato concetti come efficienza, scadenze, orari, ma ne ha introdotto uno fondamentale: l'urgenza.

Per lei un istante è diverso da un altro. Per lei esiste solo ora e non dopo. Per lei ogni cosa è una scoperta. E per cercare di capire i suoi bisogni, occorre mettersi nei suoi panni. E forse ci sono riuscita. E ora il resto mi sembra quasi vano.

Tornando al tema lavoro, mi chiedo che senso ha lavorare se poi devo pagare qualcuno per accudire mia figlia. Certo, guadagnando di più del costo del nido il senso potrebbe essere economico. Ma se la mettiamo da questo punto di vista allora non far figli è ancora più conveniente. Certamente, non bisogna credere che servano quei soldi in più così per comprarle più giocattoli, più vestiti firmati e più altre menate. Un bambino preferisce il tempo dei genitori a qualsiasi altra fesseria. Però c'è un'altra questione: se una decide di non tornare a lavoro per stare tutto il tempo che reputa necessario con i bimbi allora è malvista. Non solo nel mondo del lavoro, ma anche dai parenti, suoceri e talvolta persino anche dal compagno o marito che ti accusano quasi di “stalinismo materno” o di non aver più ambizioni personali. Ma come sempre mi prenderò la responsabilità per ciò che sceglierò e forse avrò un motivo in più per emigrare.

Inoltre penso di non aver maggiori obblighi verso la società solo per il fatto di esser madre. L'unico obbligo che ho è verso questa nuova vita per fare in modo che cresca e viva bene, anche se questo purtroppo comporterà alcuni compromessi tra me e la società.

Ora non voglio introdurre troppi concetti. Nei post seguenti, che scriverò appena possibile, parlerò dei preparativi per la Danimarca, poi della fantastica scoperta, delle complicazioni, della lunga degenza in ospedale fino ad arrivare dove sono ora. Come già fatto in precedenza, sento l'esigenza di liberarmi di tante idee, paure condividendole con chi mi legge. Ci vorrà tempo, ma mi impegno a farlo.


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