domenica 22 luglio 2012

La delega

Paghiamo per delegare.
Deleghiamo per non fare.
Non facciamo per non stancarci.
Non ci stanchiamo per non stare male.
Stiamo male e andiamo dal medico.
Andiamo dal medico per farci curare.
Ci facciamo curare per non prenderci cura di noi.
La nostra cura e il nostro benessere dipendono dalla nostra attenzione.
La nostra attenzione richiede la nostra presenza.
La nostra presenza è la nostra vita.
La nostra vita non può essere delegata.

Ho composto questi versi a seguito di una riflessione piuttosto banale, in un giorno di pigrizia: “quanto è faticoso vivere!”. Quanto tempo a pulire casa! Quanto tempo per cucinare! Quanto tempo per organizzare la giornata! Quanta fatica nel formalizzare i miei pensieri la cui scarica elettrica disturba la mia mente! Quanti pensieri con mia sorella non autosufficiente, il cui benessere dipende da persone che pago per delegare la mia responsabilità assistenziale. Persone di cui mi devo fidare se non voglio attivarmi per gestire in prima persona la situazione, se non voglio essere presente. Ma fino a che punto posso delegare la mia presenza? Fino a che punto posso disinteressarmi dei miei problemi? Le mie sorelle, la mia salute, la mia precarietà, la mia responsabilità? 

La dannazione umana è l’insensibilità. Non accorgersi, non vedere, non farci caso. E’ una cosa che va esercitata, si comincia ignorando la gente che dorme sui marciapiedi. Si finisce per non accorgersi che il caffè è senza zucchero. La rivoluzione non ci sarà. (Jacopo Fo).” 

L’insensibilità è la virtù delle macchine. Le macchine non reagiscono neanche se le si vuole rompere. Le macchine pagano senza protestare, senza essere presenti. E noi stiamo sempre più assomigliando a loro. Andiamo avanti azionando il meccanismo del pagamento. Deleghiamo e paghiamo per il nostro tempo, la nostra salute e il nostro svago. Paghiamo per avere tempo che poi buttiamo via. Paghiamo per la salute che poi trascuriamo. Paghiamo per lo svago, per la distrazione, per la fuga dalla realtà. Realtà di cui facciamo parte senza essere coinvolti. Realtà che accettiamo delegando. Deleghe che possiamo permetterci solo pagando. Paghiamo il prezzo della dipendenza e dell’insensibilità. Meglio pagare in denaro che in fatica umana, fisica o mentale che sia. Meglio aprire il portafoglio che la mente. Ecco perchè la vita è così cara dal punto di vista economico. Ma per cosa risparmiamo le fatiche? Abbiamo progetti di investimento? 

"La vita è una perpetua distrazione, che non lascia neppur prendere coscienza di ciò da cui distrae. (F.Kafka)."

 Ma ciò da cui vogliamo distrarci non è il pensiero della morte? E allora viviamo, con tutta la fatica che la vita richiede! Con tutto il dolore che la sensibilità infligge!

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