venerdì 9 dicembre 2011

Il congedo

Quando si conosce una persona, si e' all'oscuro di quale sia la relazione che si instaurera'. Una stretta di mano che potrebbe cambiare la tua vita: una convivenza o un matrimonio, una lunga amicizia o un rapporto di complicita' e affinita' che persiste nonostante la tua vita e quella dell'altra persona seguano poi strade diverse.
A volte non si bada neanche al nome di chi si presenta. E questo per me e' spesso stato il segnale di un'apparizione evanescente nella mia vita o di un' apparizione di nessuna rilevanza da non catturare abbastanza la mia attenzione o la mia curiosita'. Ma non se ne ha mai la certezza. A volte si e' solo distratti e poi ci si accorge dopo del fascino di quella visione. Visione che puo' rimanere senza nome e scomparire oppure che puo' accompagnare la tua vita, con un nome legato al tuo.
Analogamente, quando si congeda una persona che si presume di non vedere piu', in realta' non si sa mai se sia un arrivederci o un addio.
"Good luck". "Keep in touch". "It was a pleasure ...". Saluto e ricevo a mia volta i saluti da parte delle persone con cui ho avuto occasione di lavorare e mando un'email collettiva, per raggiungere tutti, anche coloro che al momento sono via per lavoro, per vacanza o sono impegnati con i pazienti.
Mantengo la formalita', pur scrivendo qualcosa di personale. Ricevo cortesia e formalita' e per una volta non mi curo se i complimenti e apprezzamenti o i loro "We miss you" siano sinceri.
Quest' esperienza e' stata una commedia a episodi, dove un episodio ha seguito l'altro, rimettendo a posto il precedente e lasciando seguire velocemente il successivo. Ma tutto e' stato messo assieme spassionatamente, senza enfasi, nemmeno per cio' che era importante e andava approfondito. Proseguire con gli episodi ha significato ogni volta ricominciare daccapo, pur sempre con la stessa scaletta, ma anche poter finire la serie la' dove si e' voluto, senza creare colpi di scena.
Ed esco, quasi indisturbatamente, ignorando se il mio ruolo avra' o meno un seguito o se scomparira' definitivamente.
Il mio capo mi alletta con la proposta di collaborare anche a distanza per la pubblicazione di articoli inerenti a studi che ho iniziato e che non abbiamo potuto portare a termine. Immagino che una volta che saro' lontana dall'ufficio, si dimentichera' presto del lavoro pendente e della mia esistenza. Tuttavia, non si puo' affermarlo con certezza.
Guardo il Big Ben illuminato dalle luci. Sono le 16.30, ma e' gia' buio. Mi incammino per tornare a casa. Waterloo: la stazione della metropolitana che mi consentira' di tornare a casa in un'ora di tragitto. Waterloo: nessuna battaglia, nessuna sconfitta e forse nessuna grande vittoria, Waterloo, forse il mio esilio, durante il quale la noia e' diventata tranquillita', tranquillita' che mi ha consentito di scrivere questo blog, attraverso il quale ho potuto esprimere cio' che ho sempre pensato e che non ho mai detto, ho potuto raccontare agli amici lontani il mio "peregrinaggio" e forse, ho potuto comunicare anche con persone che non conosco o che non conosco troppo bene.
Questo blog non e' una commedia. E' un'alternarsi di gioie e dolori, di rabbia, di passioni, di ricordi, di desideri, di pensieri e di cio' che adesso non so.
Thackeray diceva: "There are a thousand thoughts lying within a man that he does not know till he takes up a pen to write" ("Ci sono migliaia di pensieri che giacciono nella testa di un uomo e che egli non conosce finche' non prende una penna per scrivere").
La versione non tecnologicamente obsoleta richiederebbe di sostituire "the pen" con "a keyboard". Ma la sostanza non cambia.
Se i pensieri non si scrivono, o non si divulgano con altri mezzi, rischiano di diventare "spazzatura" mentale, rifiuti ingombranti che non lasciano spazio a pensieri nuovi o che ti tormentano affinche' non li ricicli e li trasformi in azione o in qualcosa di utile o di bello che gli altri possano vedere e giudicare.
Quando ritornero' in Italia vorrei dedicare il mio tempo, oltre che al mio convivente, anche agli amici e a mia sorella, ai quali ho sempre pensato durante la scrittura di ogni articolo. Pertanto scrivero' sempre meno, ed usciro' molto di piu'.
Non vorrei rinunciare alla passione di scrivere soltanto perche' richiede impegno e sacrificio. Ma il tempo libero dal lavoro, ed il tempo in generale, e' limitato e una volta in Italia daro' priorita' alle commissioni, allo smaltimento dei rifiuti ingombranti fisici di casa mia, ma soprattutto agli svaghi con gli amici.
Ho bisogno prima di tutto di piu' tempo da vivere, piuttosto che di tempo da immortalare in uno schermo o in uno scritto.
Mi chiedo quale sara' l'ultimo post che scrivero'. Penso che mi concedero' soltanto una pausa, ma non posso escludere che anziche' essere una fermata possa trattarsi del capolinea.
Quando ci si congeda, non si puo' mai sapere se si tratta di un addio o di un arrivederci.


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