venerdì 9 settembre 2016

Malata di c.... conoscenza

“Schwanden, posso dirti solo questo: Tropico del Capricorno.”

“Ah bene, dovresti fare un fioretto e andarci davvero, altro che Lourdes.”

“Hai perfettamente ragione.”

“Perché quelle lacrime di sconforto, allora?”

“Schwanden, il dottore mi ha detto che non è cancro al seno, ma non sa cosa può essere, perché lui è specializzato in ginecologia e non in medicina interna. Devo fare un'altra visita dallo specialista che già mi aveva visto e che non mi era sembrato di grande aiuto. Schwanden, se non sanno cosa hai e come aiutarti, sei incurabile. Mi immagino già la scena dopo la mia morte, i tuoi cari e non, che chiedono – Dottore, cosa aveva? - E il dottore, molto scientificamente risponde – Boh, e chi lo sa. Probabilmente aveva i cazzi suoi. - Schwanden, riguardo a mio padre è andata vagamente così.”

“Capisco che sei delusa dalla medicina e dall'approccio poco olistico dei medici.”

“Schwanden, credo che anche questa volta mi curerò da sola, con i miei metodi. Schwanden, in questi mesi se avessi preso i farmaci per alleviare il dolore, avrei solo peggiorato il fegato. Se non avessi dovuto aspettare, telefonare, fissare appuntamenti, non sarei così stressata. Se avessi speso i soldi, che ho dato ai dottori, per un viaggio, un corso, un'attività ricreativa adesso sarei più ricca di esperienze e insegnamenti. E invece resto malata, malata di conoscenza e credo che tale rimarrò, a meno che non mi metta l'anima in pace e smetta di frequentare i medici.
Se fossi stata malata, forse non mi sarei fatta curare per queste ragioni. Avrei piuttosto vissuto i giorni fino alla fine, libera da farmaci, flebo, aghi, ospedali. Avrei forse mollato tutto e sarei andata in giro per il mondo, fin dove potevo arrivare, vivendo di espedienti. Avrei sentito la vita. Se mi fossi curata avrei solo anticipato la morte.”

“E allora perché ti sei sottoposta a tutte queste torture e non hai vissuto pienamente le tue giornate?”

“Te l'ho detto. Mi sono ammalata di conoscenza. La curiosità, il sapere cosa c'è dentro che io non conosco, mi ha in un certo senso ipnotizzato. Ma se i medici pensano di aiutarmi spegnendo i sintomi senza illuminare le ragioni del mio male, ho chiuso con loro. Che scienza è se non spiega? Che esperto è se non sa aiutare a vivere meglio? In questo sono più bravi i miei amici e le persone a me care, soprattutto quelli che non hanno la testa lavata da conoscenze universitarie o che non hanno studiato, quelli che ragionano, rimediando all'ignoranza con il buon senso. Il fatto è che ti insegnano che l'unica strada per guarire è quella che porta al medico. E invece la vera terapia è fare ciò che ti fa star bene: che sia musica, cinema, libri, amici … Persino qualcosa di potenzialmente dannoso, come la cannabis, non può certamente farti peggio dei farmaci che ti propongono, senza sapere bene che effetti potrebbero avere sul tuo organismo. “

“E come fai a trovare la terapia adatta?”

“Beh, bisogna sperimentare. Anche il medico fa spesso così proponendoti una cura. Però, quando fai un esperimento, sei consapevole e ne trai insegnamento ed esperienza. Se ti affidi al dottore diventi invece tu la cavia per i suoi esperimenti.”

“E quale sarebbe la terapia di cui hai bisogno? E' la stessa che ti saresti prescritta se fossi stata malata di cancro? Cosa ti frena dal curarti come credi e quindi dal guarire? Pensi che la tua cura non sia compatibile con la vita familiare? Pensi che la tua cura sia troppo costosa rispetto alla gravità delle tue condizioni di salute?”


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