Portare a termine un progetto di ricerca significa focalizzarsi su un argomento ben specifico che comporti innovazione in un determinato contesto. Tale innovazione va intesa nel senso di apporto di utilita' nello sviluppo della conoscenza o dell'applicazione scientifica. Ma non ha nulla a che vedere con l'introduzione di armonia o di bellezza, come in un lavoro artistico.
Un progetto di ricerca, nel mio caso particolare, avrebbe dovuto introdurre originalita' nello sviluppo teorico di un modello matematico e/o nel suo ambito di applicazione. Pertanto necessitavo di una guida e di un sostenitore per poterlo conseguire, non avendo idea di come si estrinsecasse l'originalita' richiesta. Ma non trovando nessun suggerimento o incoraggiamento, persi l'orientamento verso gli ambiti di applicazione della ricerca svolta all'interno del dipartimento.
Trovai interesse invece nella statistica medica e nell'epidemiologia per diversi motivi. Il primo fu che l'epidemiologia era un argomento che esulava dalle applicazioni economiche. Studiando qualcosa di innovativo ed estraneo al dipartimento, pensavo di ottenere un vantaggio competitivo, ma invece me ne distaccavo, escludendomi da ogni possibilita' di dialogo e condivisione delle conoscenze con altri ricercatori. Il secondo motivo fu la curiosita' per l'ambito di analisi: le entita' matematiche e le valutazioni numeriche si riferivano alle persone e non ai soldi, come nelle applicazioni finanziarie o economiche. Inoltre l'esperienza del tumore di mia madre mi incentivo' a voler contribuire ad una migliore conoscenza delle malattie, mediante modelli matematici che aiutino a prevederne lo sviluppo.
I numeri e i modelli cessano di essere astratti se rappresentano un fenomeno reale. Ma cessano anche di diventare “arte” perche' si allontanano dal concetto di bellezza ideale.
Per il mio progetto pero' era piu' importante concentrarsi sull'aspetto scientifico piuttosto che su quello artistico. Dovevo trovare qualcuno con cui lavorare, ma dovevo anche trovare un'applicazione economica alla mia ricerca, per giustificare ai docenti la rilevanza del mio lavoro per il dipartimento.
Contattai un professore di Edimburgo, direttore di un centro di ricerca in epidemiologia genetica applicata al settore assicurativo. Si dimostro' disponibile ad aiutarmi. Riuscii ad ottenere dal mio dipartimento il finanziamento per potermi recare in Scozia per un periodo di studio di tre mesi. Dopo un'attesa snervante, dovuta a procedure burocratiche e organizzative che non potevo controllare, partii. Ma dove sarei andata a parare non lo sapevo e mi affascinava l'incognito. Cercavo nuovi stimoli e ispirazioni per sfruttare in modo costruttivo le mie energie. Ma piu' che con spirito da ricercatore professionale, partii con quello da ricercatore di avventure. E il mio approccio era sempre quello dell'artista e non dello scienziato. Infatti il professore mi colse alla sprovvista quando mi chiese in dettaglio quale argomento avrei voluto sviluppare. Gli risposi che avrei fatto affidamento sul suo saggio consiglio.
Quei tre mesi furono utili per capire il mondo della ricerca al di fuori della realta' italiana. Per quanto sia stimolante, mi resi conto che, benche' fossi capace di risolvere problemi e teoremi assegnati sulla base delle conoscenze che potevo acquisire, avevo difficolta' a formulare quesiti e ad individuare problemi utili ai fini professionali o accademici. Inoltre, mancavo di pragmatismo. Sedotta dalla sfida, tendevo ad approcciare i problemi scegliendo la strada piu' tortuosa invece che quella piu' lineare e facilmente percorribile.
La ricerca mi aveva dato l'illusione di poter far qualcosa di artistico, ma poi di non poterlo esprimere completamente per ragioni di “mercato” e ora rimanevano soltanto la frustrazione e il malessere per il mio isolamento.
Quando tornai in Italia, la situazione di distacco dai docenti e dagli ambiti di applicazione del dipartimento si accentuo'.
E fu da quel momento che si manifestarono in maniera aggressiva i sintomi di una malattia che avrebbe minacciato di distruggere il mio sistema nervoso e, di conseguenza, la mia vita.
Nessun commento:
Posta un commento