Fin dalla nascita ti
inculcano il timore di Dio, della Natura e anche della tua stessa
natura. Nasci già peccatore e quindi già timoroso. Ogni cosa che è
istintuale è peccaminosa e quindi reprimi i tuoi istinti e ti affidi
nelle mani di chi ti educa e ti insegna. Mani insensibili, mani che
indossano i guanti per non sentire il contatto, per non sentire
l'incontro della loro pelle con la tua.
Ho sempre lottato
contro la paura indotta o incondizionata. Paura di inciampare. Paura
di cadere. Paura di sembrare ridicola. Paura di essere giudicata.
Paura di ingrassare. Paura di essere bassa di statura. Paura di
apparire brutta. Paura di trascurarmi. Paura di perdere i capelli.
Paura di perdere un pezzo del mio corpo. Paura di tagliarmi. Paura
del sangue. Paura di ammalarmi. Paura di essere operata. Paura del
dolore. Paura di soffrire. Paura di restare da sola. Paura di non
raggiungere il risultato atteso. Paura di non raggiungere un
obiettivo. Paura di sbagliare. Paura di non avere obiettivi. Paura di
non essere riconosciuta. Paura di non sapere valorizzare il mio
talento. Paura di perdere tempo. Paura di essere disoccupata. Paura
di non avere più obiettivi. Paura di perdere il controllo. Paura di
cadere in depressione. Paura di non sapere più ridere. Paura di
ridere troppo. Paura di lasciarmi andare. Paura di sembrare stronza.
Paura di sembrare ingenua. Paura di essere imbrogliata. Paura di
perdere gli oggetti che mi appartengono. Paura di essere derubata.
Paura di essere aggredita. Paura di parlare. Paura di esprimere i
miei sentimenti. Paura di litigare. Paura di non avere più paura.
E dopo ogni mia
vittoria, dopo aver superato ogni delusione, ogni fallimento sono
giunta alla conclusione che non ho più paura perché ormai ho
acquisito l'esperienza necessaria per riaffrontare il problema e il
coraggio per affrontarne uno nuovo, sicura di trovare una soluzione
adatta a me.
Come sono arrivata a
tutto ciò? E' stato un esercizio mentale. Un esercizio di
liberazione da ogni attaccamento a qualcosa che fa paura perdere. Se
ci sentiamo liberi, da ogni proprietà, da ogni cosa tangibile,
dall'influenza di qualsiasi persona (genitore, familiare, fidanzato,
coniuge, amico, conoscente …) ma anche da qualsiasi nostro
pregiudizio allora abbandoniamo ogni paura. Questo non vuol dire non
possedere nulla, non avere nessuno accanto, non avere credenze o
obiettivi. Ma vuol dire non identificare nulla di tutto questo con la
propria vita. Ad esempio non credere di non riuscire più ad andare
avanti senza una persona, senza una cosa, un lavoro … Bisogna
essere consapevoli che qualsiasi cosa può esserci sottratta, ma
dietro ogni sottrazione si presenta anche una nuova possibilità che
tocca a noi esplorare. Per questo non bisogna concentrare le nostre
energie a difendere ad ogni costo ciò che abbiamo, ma semplicemente
ad apprezzarlo, consapevoli di quanto valga per noi. Se sappiamo
apprezzarlo senza pretenderne l'esclusiva, allora sapremmo anche
trovare il valore di ciò che potrebbe venirci proposto in
alternativa.
La verità è che non
ci serve nulla per essere felici. Abbiamo già tutto. E' tutto lì,
nella nostra testa. E non dobbiamo averne paura. Abbandonando ogni
paura di noi, della nostra natura, degli altri troveremo la libertà
e quindi la felicità. Ci insegnano ad accumulare, a far profitti, ma
forse dimenticano che la cosa più importante per vivere è non aver
paura. La paura impedisce di aiutare gli altri e noi, impedisce di
rispettare, di amare. La paura impedisce di vivere pienamente la
propria vita.
“Ci ri-siamo, ma non
dovevi raccontare del secondo trasloco o delle impressioni
elvetiche?”
“Lo so, ma c'è
qualcos'altro che mi disturba la mente”
“La paura? La sua
mancanza?”
“Schwanden, questo
preambolo te lo dovevo perché c'era qualcosa di cui volevo parlarti,
ma avevo delle remore. Poi sono giunta alla conclusione che devo
farlo perché non ho paura di dire ciò che sento.”
“Ma è qualcosa di
cui hai parlato con qualcuno?”
“Sì, col diretto
interessato”.
“E allora perché
hai paura di condividerlo?”
“Perché è una
questione personale e non riguarda soltanto me.”
“E allora parla del
problema fino al punto in cui riguarda soltanto te e basta.”
“E' ciò che vorrei
fare.”
“E perché insisti
nel parlarne qua? Non puoi parlarne in privato con amici?”
“E' difficile
parlarne. Quando parli con l'interessato, il discorso sfocia nel
litigio. Quando parli con gli amici ti sfoghi accusando
l'interessato, ma senza valutare oggettivamente la situazione.”
“E perché allora
esiti a parlarne qua?”
“Potrebbe nuocermi.
Ma forse l'interessato non mi legge neanche. Ha interessi diversi dai
miei e condivide poco o nulla di ciò che scrivo.”
“E questo ti
spaventa?”
“Forse non più.
Adesso sembra che i nostri problemi siano spariti, ma io non vorrei
si ripresentassero.”
“E allora parlane.”
“Va bene.
Rischierò.”
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