Il secondo trasloco,
dalla casa temporanea a quella definitiva, fu piuttosto semplice.
Riusammo gli stessi scatoloni del trasloco precedente (alcuni non li
aprimmo nemmeno) e rinfilammo tutto dentro, riutilizzando la stessa
carta per avvolgere singolarmente gli oggetti fragili. Poi chiamammo
un tizio col camion. Con il suo aiuto caricammo tutto in vettura,
salimmo, scaricammo e via. Il giorno seguente arrivarono nella casa
definitiva i mobili che ordinammo e montammo in buona parte da soli.
Dalla descrizione,
potrebbe sembrare tutto lineare, ma imballare tutto con la bambina
che cerca di ritirar fuori la roba, aggiungendo oggetti della casa
temporanea che non ti appartengono, fu piuttosto snervante. E poi
gestire le ordinazioni con la bambina che strilla quando usi il
computer e il computer che fa pure scherzi … Ma la cosa ancora
peggiore è che dopo tutta la fatica che fai e vorresti riposare, tua
figlia non dorme perché è terrorizzata. Infatti non capisce cosa
succede e cosa sono tutti quegli imballaggi. E allora la tieni tutta
la notte in braccio. Dormi con lei. La sveglia suona il giorno dopo e
lei strilla perché la porti sul suo letto e sola non vuole stare e
allora devi contare sulla collaborazione del partner. E qui entrano
in gioco la sintonia, la pazienza e …
Ma per fortuna riuscii
ad organizzare tutto nei tempi e modi dovuti. Lasciammo di fatto la
casa temporanea, consegnandone le chiavi, solo qualche giorno dopo il
trasloco, per poter ritornare a controllare che non avessimo
dimenticato nulla e per avere una sistemazione qualora ci fossero
stati imprevisti o avessimo avuto ritardi nella consegna dei mobili.
Per mia figlia fu uno
spettacolo interessante vedere l'addetto che sistemava nel camion gli
scatoloni che noi aiutavamo a portar giù. E poi viaggiare su quel
veicolo. E lì si addormentò e giunti a destinazione, mentre noi
trasportammo le scatole dal furgone alla casa, la sistemammo in un
letto di sole coperte nel soggiorno. Purtroppo era tutto ciò che al
momento potevamo offrirle. Ma dopo quelle giornate di sonni
disturbati fu più che sufficiente per consentirle riposo e per
permetterci di finire il trasloco in breve tempo. Dopo tutti questi
movimenti, mi sentii veramente in pace.
Abitiamo di fronte al bosco,
ma non siamo isolati nella campagna sperduta. Non si sentono clacson,
ma soltanto miagolii, belati o moderate urla di bambini che giocano
in cortile. Non passano auto nell'isolato, ma la strada e la fermata
del bus più vicina sono a un centinaio di metri. Abbiamo un piccolo
giardino, non si respira smog, c'è quiete e diversi servizi e negozi
sono raggiungibili a piedi. C'è una fattoria vicino da cui possiamo
comprare latte, uova, miele, insalata.
Tuttavia durante i primi
giorni le reazioni di mia figlia di fronte al cambiamento furono:
sciopero della fame e rifiuto di camminare. Ma non bisogna mai
prendere troppo seriamente i rifiuti dei bambini. Spesso è solo questione di tempo. Non bisogna subito pensare che
siano puri capricci o dispetti che si perpetueranno. A volte basta
lasciar trascorrere qualche giorno e il bambino si dimentica che non
voleva mangiar quella cosa lì o non voleva camminare. Pertanto capii
che mia figlia non voleva mangiare la pappa perché era quasi
ossessionata dal voler mangiar da sola, benché non riuscisse, e
voleva esplorare il nuovo posto e non stare ore seduta sul
seggiolone. In compenso aveva bisogno del biberon. Forse era per lei
un conforto? O forse era l'unico modo in cui riusciva a mangiare
autonomamente e velocemente. Allora provai a fare la pappa bevibile
dal biberon (con i denti ormai aveva allargato il foro della
tettarella e ci passava di tutto). Voleva bere solo da quella
tettarella e guai a sostituirla, ma finiva tutto quel che mettevo
senza storie e complimenti, contrariamente ai mesi precedenti in cui
dal biberon si rifiutava di bere ogni cosa diversa dal latte. E così
mangiò e anche molto, integrando con cibi che poteva mangiar con le
mani, anche se non riusciva a mangiare intere porzioni, ma solo
assaggi dai nostri piatti durante i pasti. Comunque ero tranquilla
che mangiasse a sufficienza perché beveva il suo pasto principale.
In più io potevo fare altro o potevamo anche uscire fuori, poiché
aveva imparato a bere senza sporcarsi anche mentre il passeggino
viaggiava.
Riguardo al rifiuto di camminare, i primi giorni fu dovuto
al fatto di sentirsi smarrita. Poi camminò. Partecipò senza
disturbare al montaggio dei mobili e collaborava anche quando dovevo
fare commissioni o pulizie in casa. Mi passava gli oggetti e ne era
incuriosita. Poi di nuovo, per un certo periodo, dopo aver sceso le
scale del piano di casa, che nel frattempo aveva imparato a fare
autonomamente tenendosi al corrimano, le sue gambe si bloccavano e si
buttava a terra non appena vedeva che prendevo il passeggino. Faceva
così capire la sua intenzione di salirci sopra e non voler
camminare. Se la facevo scendere dal passeggino quando entravo in
negozio a far la spesa allora camminava senza fermarsi, ma era una
cosa impossibile: voleva tirar fuori tutto quel che vedeva sistemato
negli scaffali. E allora la facevo accomodare di nuovo nel passeggino
subendo i suoi strilli per qualche secondo.
Poi un giorno decisi
di provare ad uscire senza passeggino e senza meta. facendomi guidare
solo da lei, perché non sembrava che non volesse uscire, dal momento
che prendeva sempre le scarpe di sua spontanea volontà, e non
sembrava avesse male ai piedi o fosse stanca per camminare. Infatti
in quelle circostanze camminò quasi correndo e mi portò nel posto
dove voleva andare.
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