“Prima che continui a raccontare, vorrei chiederti
una cosa. So che a te non piacciono le etichette e nemmeno definirti,
ma se proprio vogliamo azzardare direi che politicamente tendi in
parte all'anarchico ed economicamente, senza dubbio, al decrescente.
E allora, come ti vedi a vivere in un paese pieno di regolamenti e
dove il lavoro salariato è tutto, nel senso che il baratto o scambio
di servizi è malvisto e se non lavori devi comunque dimostrare di
avere i mezzi sufficienti per vivere? So che sei scappata dalla tua
città cercando in me rifugio, ma sai bene che non placherò i tuoi
bollenti spiriti per sempre.”
“Aaah lo so. Vuoi sapere cosa mi piace di questo
posto, a parte la natura ovviamente, e in che modo mi sento vicina
alla cultura e alle abitudini svizzere? Non è facile rispondere
senza scrivere un poema, ma ci proverò. Sai che io credo nella
condivisione e nella comunione (non intendo il sacramento cristiano).
Beh. In questo paese, anche se la condivisione pubblica non è così
sentita perché quasi tutto è privato e/o ha un prezzo, c'è molto
rispetto per la collettività, per gli spazi in comune e per la
proprietà altrui. Nei cortili condominiali, per esempio, le
biciclette o altri oggetti che possono attirare i ladri, vengono
lasciati liberi senza lucchetto e nessuno li tocca. In Italia
figurati, spariscono persino gli zerbini, anche solo per farti un
dispetto.
Poi, la puntualità. Sai che io ad un appuntamento o
arrivo puntuale o altrimenti mi sono persa. Sono puntuale perché per
me il tempo è vita. Non voglio perderlo e rispetto quello degli
altri. Per questo stimo l'efficienza. E non mi piace aspettare. Se
poi in questo paese il tempo venga tradotto in denaro in definitiva
non lo so e non mi interessa. Non lo condivido e basta, ma in questo
caso, anche se fosse, a ideologie diverse si convergerebbe comunque
allo stesso risultato finale: tempi di attesa tendenti a zero. Quindi
in un paese che rispetta i tempi prestabiliti: per i trasporti, per
le riunioni … io ci vivrei per sempre. Qua lavorano e vogliono
sbrigarsi per trascorrere il tempo con i propri figli, andare in giro
o semplicemente stravaccarsi sul divano. Non vogliono mica marcire in
ufficio come … la devo finire di nominare sempre il mio paese di
origine, anche se mi preme farti un altro esempio.
Qui l'uso della
lavatrice è in comune. Credo che sia principalmente per ridurre
sprechi. Ma in ogni caso ti dà l'occasione per relazionarti con gli
altri condomini. E comunque, sai come funziona? Un foglio appeso
fuori dalla sala bucato. Basta prenotare firmando l'orario e il
giorno della settimana. E puoi star certo che se è il tuo turno non
trovi nessun altro che si infila al tuo posto e nessuno che ti viene
a chiedere di cambiare giorno e così via. Un solo foglio a matita,
non per cancellare i turni degli altri e scrivere al loro posto il
tuo. Ma per cancellare eventualmente la prenotazione se non più
necessaria. Un solo foglio. In Italia per una cosa del genere non
basterebbero neanche dieci assemblee di condominio perché alla fine
ci sarebbe sempre qualcuno che deve lavare quando devi lavare tu. In
Italia si perde tempo inutilmente a discutere su menate invece di
organizzarsi concretamente. Non c'è assolutamente rispetto del
proprio tempo e di quello degli altri.
Poi l'alimentazione e lo stile di vita. Adesso il
paragone in negativo è con gli UK, dove sai che ho vissuto. In
Svizzera vedi la gente in forma che gira in bicicletta, che corre,
anche in pausa lavorativa, ma soprattutto che mangia bene. A Londra
vedi gente obesa che mangia pollo fritto in qualsiasi orario della
giornata. Qui è raro veder la gente che mangia mentre cammina. Al
massimo si siedono su una panchina per uno spuntino come frutta e
yogurt. E i bambini pure.
Segue l'attenzione all'impatto ambientale (non vedi
una carta per terra), all'efficiente uso delle risorse cercando di
evitare sprechi, al protezionismo (si cerca di produrre quasi tutto
in casa, mirando all'indipendenza economica, tassando i prodotti
importati e vietando l'uso di manodopera a basso prezzo). Pertanto
qui non ci sono negozi “cheap” che minacciano la concorrenza dei
prodotti locali o la manodopera artigianale locale (per esempio non
ci sono parrucchieri cinesi o negozi cinesi di articoli casalinghi).
Ci sono i discount alimentari che comunque vendono per la maggior
parte prodotti locali.
Se non vedi i lucchetti alle biciclette, li vedi però
ai bidoni della spazzatura. Questo per evitare che si butti
l'immondizia senza pagare la relativa tassa sul singolo sacchetto
speciale (approfondirò il tema un'altra volta).
Poi qui la gente non è alienata come in UK. Per la
strada ti guardano, spesso ti salutano e ti sorridono anche se non ti
conoscono, solitamente non camminano guardando uno schermo. Con i
vicini ci si parla, anche se per integrarsi occorre parlare in
tedesco.
Comunque, ritornando al discorso dell'anarchia, per
me è autodeterminazione del popolo. Io credo che si possa arrivare
ad una società dove la gente si rispetti e viva in armonia senza
bisogno di nessun autorità o potere esterno. Certo il mio ideale è Auroville, ben
lontano da un paese dove è fortemente sentito il concetto di
proprietà privata, di assicurazione (a proposito, qui la sanità non
è un bene pubblico) e dove se fai danni te la fan pagare veramente
cara. Ma in questo paese ci vedo molto comunismo, innato o forse
frutto di educazione, nel rispetto della collettività, nel
protezionismo e nella “giustizia sociale” (attraverso la
meritocrazia). Certo in UK era molto più sentito il concetto di
“charity”, di solidarietà, di fare donazioni ai bisognosi o di
volontariato. Ma in UK c'erano altri aspetti negativi che adesso non
voglio ridiscutere. Non esiste il paese perfetto e vivendo qui è un
notevole salto di qualità. Io mi sento fortunata di poter star qui,
pur continuando a sentirmi libera.
In Italia affinché la gente non butti cartacce, non
evada le tasse, rispetti il tempo e gli altri, non lavori più degli
altri, non chieda più agevolazioni di quelle di cui ha bisogno,
compri i prodotti locali più costosi di quelli importati, affinché
tutto ciò avvenga, occorrerebbe una dittatura. E anche per questo
che sono scappata dal mio paese. Piuttosto che favorire un dittatore,
meglio lasciare che ascoltino il suono della campana.”
“Campana? Quale campana.”
“Quella del Vaticano e, meglio lasciarli sperare.
Sai è un paese che crede nella speranza e ha fede, ma meglio
chiudere il discorso. Comunque non voglio generalizzare. Quando
cambiai città, sempre in Italia, trovai un ambiente dove avrei
voluto stabilirmi. Ci si etichettava in diversi orientamenti
politici, ma di fatto si convergeva alla comunità e al rispetto.
Forse è perché speravo di ritrovare quell'ambiente che lasciai
Londra, ma ora non voglio ritornare indietro. Ho già divagato
troppo.”
“Infatti. Alla tua maniera hai risposto alla
domanda che ti avevo posto”.
“Vorrei elencare delle impressioni sul canton
Zurigo che tratterò o spiegherò meglio nei prossimi post:
- Si vedono più lucchetti ai bidoni che alle bici.
- Ci sono più altalene che panchine (qui ci sono molti bambini e nonostante ci siano anche tanti anziani sembra che le esigenze dei bambini vengano prima).
- Il buongiorno si vede dal bucato (infatti guai a non pulire la lavatrice e l'asciugatrice).
- Se ti butti in mezzo alla strada, chi ti prende non è certo un auto.
- Il postino passa sempre due volte (mattina e pomeriggio). Spedire una lettera costa relativamente poco e arriva subito.
- Qui la vita e la salute sono assicurate (nel senso che devi stipulare – e pagare una polizza – per avere diritto alle prestazioni sanitarie).
- I bambini sono educatissimi, ordinati, non urlano in pubblico per fare capricci e così i cani non li senti quasi abbaiare e non hanno museruola (per avere un cane so che è obbligatorio prendere la patente, per i bambini no e sinceramente vorrei capire se non siano educati troppo rigidamente anche se a vederli non sembrerebbero infelici).”
“Perché e per chi scrivi? Cosa vuoi ottenere?
Perché dedichi il tuo pochissimo tempo a elaborare certi concetti?”
“Schwanden, perché stai suonando la campana?”
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