Contro la paura e
l'ipocrisia, bisognerebbe adottare lo stesso espediente:
l'indifferenza. Infatti se ci si assoggetta alle proprie paure o si
vive condizionati dall'ipocrisia della società, allora si rimane
paralizzati, intrappolati.
Spesso si ha la fortuna di
poter dire “ho la fobia di ...” e di poter restare alla larga dalla propria paura.
Ma quando si ha paura del vuoto e ci si trova davanti un fosso,
allora se si vuole andare avanti si deve abbandonare la paura e il
suo pensiero e ... saltare e basta. Se ci si ferma pensando “ho
paura, non posso” allora si è già deciso la propria sorte. E
analogamente, si è già deciso la propria sorte se ci si fa influenzare dal giudizio degli altri “oh
no, non ce la farai, hai le gambe troppo corte per saltare”.
“Ha paura degli aghi,
vero signorina?” “No, del sangue, dell'idea del suo fiume che
straripa … boh. Ognuno ha le sue paure”. Però cosa le importa se
ho paura dal momento che sono lì, le ho dato il braccio e non mi sto
lamentando? E' un po' come se stessi saltando, anche se preoccupata,
e qualcuno mi ricordasse “Hai paura?”. E cosa cambia? Certo
preferirei dormire, magari. “Eh, ma ha la mano ghiacciata. Stia
tranquilla.” “Sono tranquilla, sto solo cercando di non
guardare.” Forse se guardassi, all'inizio sverrei, ma poi non mi
farebbe neanche più effetto. E' una strategia per diventare
insensibile e conosco i suoi trucchi. Ma perché non posso rinunciare
alla mia sensibilità? Ho imparato a non piangere, o a limitare lo
spreco di lacrime, perché devo imparare anche a considerare
inserimenti di siringhe, aghi, lacci, tubi e tagli con il bisturi
come gesti meccanici? Mica devo fare l'infermiera o il chirurgo? Le
paure sono irrazionali, e fanno sorridere chi non le condivide. Quanto
vorrei chiederle di cosa ha paura. “Ha paura della matematica?
Allora si prepari perché infierisco da farla stare talmente male
...”. “I am scared of numbers”. Mi diceva un chirurgo a Londra.
In realtà non ho mai infierito, e ho sempre cercato di rendere la
vita più semplice ai non simpatizzanti. Mica gli ho mai chiesto di
guardare tanti bei formuloni … Ad ognuno il suo mestiere, no? Anche
se … ma sorvoliamo il tema.
“Dove vorrebbe essere
signorina. Mare, montagna?” Ora basta, bucami quella ca... di vena
e fammi sta cri... d'iniezione ché sono stanca di stare qua dentro.
I pensieri istintivi sono sempre molto volgari.
E riprende il
bombardamento. Le emissioni radio di quel macchinario, stavolta sono
accompagnati da pensieri “paramagnetici”.
Pensieri paramagnetici
risuonano nell'encefalo
e si propagano lungo
tutta la colonna
verticale.
“Pain is so close to
pleasure”. Risuona nella mia mente la canzone di Freddie
Mercury. Sia il dolore che il piacere stordiscono, sconvolgono,
alienano, impediscono di pensare e di vivere in tranquillità. E poi
dopo il piacere, dopo il culmine dell’euforia o dell’eccitazione,
subentra la tristezza e quindi la ricerca di nuovi piaceri. E
similmente mentre si prova dolore si è impazienti, si aspetta
soltanto di raggiungere il culmine, per liberarsene e raggiungere la
tranquillità.
Il dolore e il
piacere condividono una situazione di malessere, anche se in momenti
diversi. Il malessere segue il piacere mentre il dolore lo
accompagna.
Il piacere è la
soddisfazione di un desiderio. Il dolore invece è l’espressione di
una ripugnanza. Ma sia il piacere che il dolore possono essere
accompagnati dalla gioia. Gioia, perchè si è realizzato un
desiderio che è manifestazione del proprio essere. Gioia, perchè
nonostante il dolore si è amati e si ama e questo legame rafforza il
proprio essere.
E poi penso che non ho
paura. Non mi spaventa più l'esito di nessun esame. In ogni caso
sarà una nuova paura da affrontare, un nuovo esperimento, una nuova
sfida verso la strada che mi porterà ad essere libera. Libera da
ogni conoscenza. Libera di cogliere gli stimoli dall'esterno, senza
auto-soffocazione per ansie e paure per ciò che possiedo. Vivere,
dimenticandomi di me, dimenticandomi di sapere, dimenticandomi delle
posizioni che occupo, usando soltanto le mie capacità di
sperimentare ed immaginare.
“L'uomo dovrebbe
vivere come se non vivesse, né per sé stesso, né per la verità,
né per Dio. Completamente libero e vuoto di ogni conoscenza.”
(Eric Fromm)
“L'uomo attivo e vivo
è simile ad un recipiente che ingrandisce mentre lo si colma, sì
che non sarà mai pieno” (Blakney).