“Schwanden, posso dirti solo questo: Tropico del Capricorno.”
“Ah bene, dovresti fare un fioretto e andarci davvero, altro che
Lourdes.”
“Hai perfettamente ragione.”
“Perché quelle lacrime di sconforto, allora?”
“Schwanden, il dottore mi ha detto che non è cancro al seno, ma
non sa cosa può essere, perché lui è specializzato in ginecologia
e non in medicina interna. Devo fare un'altra visita dallo
specialista che già mi aveva visto e che non mi era sembrato di
grande aiuto. Schwanden, se non sanno cosa hai e come aiutarti, sei
incurabile. Mi immagino già la scena dopo la mia morte, i tuoi cari
e non, che chiedono – Dottore, cosa aveva? - E il dottore, molto
scientificamente risponde – Boh, e chi lo sa. Probabilmente
aveva i cazzi suoi. - Schwanden, riguardo a mio padre è andata
vagamente così.”
“Capisco che sei delusa dalla medicina e dall'approccio poco
olistico dei medici.”
“Schwanden, credo che anche questa volta mi curerò da sola, con i
miei metodi. Schwanden, in questi mesi se avessi preso i farmaci per
alleviare il dolore, avrei solo peggiorato il fegato. Se non avessi
dovuto aspettare, telefonare, fissare appuntamenti, non sarei così
stressata. Se avessi speso i soldi, che ho dato ai dottori, per un
viaggio, un corso, un'attività ricreativa adesso sarei più ricca di
esperienze e insegnamenti. E invece resto malata, malata di
conoscenza e credo che tale rimarrò, a meno che non mi metta
l'anima in pace e smetta di frequentare i medici.
Se fossi stata malata, forse non mi sarei fatta curare per queste
ragioni. Avrei piuttosto vissuto i giorni fino alla fine, libera da
farmaci, flebo, aghi, ospedali. Avrei forse mollato tutto e sarei
andata in giro per il mondo, fin dove potevo arrivare, vivendo di
espedienti. Avrei sentito la vita. Se mi fossi curata avrei solo
anticipato la morte.”
“E allora perché ti sei sottoposta a tutte queste torture e non
hai vissuto pienamente le tue giornate?”
“Te l'ho detto. Mi sono ammalata di conoscenza. La curiosità, il
sapere cosa c'è dentro che io non conosco, mi ha in un certo senso
ipnotizzato. Ma se i medici pensano di aiutarmi spegnendo i sintomi
senza illuminare le ragioni del mio male, ho chiuso con loro. Che
scienza è se non spiega? Che esperto è se non sa aiutare a vivere
meglio? In questo sono più bravi i miei amici e le persone a me
care, soprattutto quelli che non hanno la testa lavata da conoscenze
universitarie o che non hanno studiato, quelli che ragionano,
rimediando all'ignoranza con il buon senso. Il fatto è che ti
insegnano che l'unica strada per guarire è quella che porta al
medico. E invece la vera terapia è fare ciò che ti fa star bene:
che sia musica, cinema, libri, amici … Persino qualcosa di
potenzialmente dannoso, come la cannabis, non può certamente farti
peggio dei farmaci che ti propongono, senza sapere bene che effetti
potrebbero avere sul tuo organismo. “
“E come fai a trovare la terapia adatta?”
“Beh, bisogna sperimentare. Anche il medico fa spesso così
proponendoti una cura. Però, quando fai un esperimento, sei
consapevole e ne trai insegnamento ed esperienza. Se ti affidi al
dottore diventi invece tu la cavia per i suoi esperimenti.”
“E quale sarebbe la terapia di cui hai bisogno? E' la stessa che ti
saresti prescritta se fossi stata malata di cancro? Cosa ti frena dal
curarti come credi e quindi dal guarire? Pensi che la tua cura non
sia compatibile con la vita familiare? Pensi che la tua cura sia
troppo costosa rispetto alla gravità delle tue condizioni di
salute?”
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