“I'm scared: they are growing.” Disse il dottore. Avrei voluto
rispondere che ormai ero sufficientemente preparata da non aver paura
di nulla, o da non essere “scared”. Ma stetti in silenzio.
Prima di fare la biopsia, mi propose di fare altri accertamenti. “We
need more information”. Mandò un fax con la richiesta ad un istituto radiologico per farmi
fare la mammografia. L'istituto mi chiamò e mi diede appuntamento nell'arco di una
settimana. Dalla mammografia non si riuscì a veder nulla e a concludere nulla.
Il dottore propose la risonanza magnetica. L'istituto mi richiamò e
feci l'esame. Non si vedeva traccia di alcuna patologia al seno.
Nel frattempo le mie condizioni di salute generali peggiorarono. Mi
sentivo molto stanca e debole, ma mi “buttavo fuori” di casa per
non rinunciare alle attività di gioco con mia figlia. Poi avevo
sempre mal di testa e dolori addominali. Decisi allora di consultare
anche un dottore specializzato in medicina interna, sempre
all'interno del centro medico. Mi fece fare le analisi del sangue,
per escludere la possibilità che i linfonodi fossero generati da
qualche infezione o da leucemia. Tutto negativo. Poi, visti i
precedenti problemi alla cistifellea e, ricordandomi anche della
presenza di un angioma al fegato, mi rimandò dallo stesso istituto
radiologico per farmi fare una tac all'addome. Non risultò nulla.
Solo quei linfonodi sospetti di cui non si sapeva dir nulla e che
dovevo togliere con un intervento chirurgico.”We need a biopsy. ”
Nell'attesa di essere chiamata dall'ospedale per l'intervento (ci furono anche le
vacanze estive di mezzo) altri linfonodi comparvero. Stavolta nel
collo e poi nell'inguine. Ma poiché non si sarebbe potuto estrarli
tutti, e si era già concordato di prelevarne i due originari, più grossi e più
facilmente accessibili, decisi di non chiedere ulteriori indagini, di aspettare l'intervento e quindi l'esito della
biopsia. Probabilmente l'origine di tutti quei linfonodi era la
stessa.
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