La
realtà ti rivela. La poesia ti nasconde o ti inganna. Di fronte ad
una merda, la realtà ti dice che quella è una merda. La poesia
invece osa dire che quello è comunque cioccolato, pur se appare
trasformato. La realtà è spietata e non ha sentimento. Di fronte
all'ennesima sfortuna, ti ripete che sono solo incidenti che
capitano. La poesia invece trasforma ogni sfortuna che si perpetua in
un rituale esoterico. Ogni episodio diventa il termine di una stessa
maledizione, in successione, con una precisa ragione sconosciuta,
negativa o positiva. Ma se la ragione è incognita, a discrezione, la
maledizione diventa una benedizione. Un'eucarestia ad ogni messa. E
l'eucarestia del poeta, è l'anestesia della realtà.
La
poesia inganna, ma non ruba. Non sottrae nulla alla realtà, ma la
trucca, la decora. Se qualcosa è negativo, la poesia compie comunque
“un'operazione matematica”, trasformando quel numero in positivo.
Dietro quella trasformazione di fatto c'è la moltiplicazione per un
numero negativo. Ma focalizzandosi sul nuovo numero trasformato, la
poesia ti fa dimenticare l'operazione che c'è stata dietro.
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“Ti
avevo perso, Schwanden.”
“Eppure
sono sempre qua.”
“Già,
allora io mi ero persa. O meglio, sono stata catturata.”
“E
da chi?”
“Da
facili lusinghe che mi hanno fatto deviare. Diverse situazioni. In
particolare sul lavoro. Ho ricevuto diversi complimenti e la
motivazione di scrivere nuovi articoli scientifici mi ha fatto
lavorare più di quanto avrei voluto.”
“Ahhh!
Ti ha fatto deviare dal bighellonare?”
“Smettila...
Più che altro dal dormire, dal mio focus di ricerca, dai miei
progetti personali e da te, dall'esprimere i miei pensieri. Sia
chiaro, qua retribuiscono tutto e mi hanno aumentato la percentuale.
Adesso ho un attimo di tregua, per parlare ...”
“Io
credo che sia di nuovo “la maledizione” a darti un attimo di
tregua. Ultimamente hai adrenalina a livelli troppo elevati. E solo
un malessere ti può fermare. Tu credi di avermi perso, ma io
continuo a seguirti. So tutto e ho intuito tutto.”
“E'
proprio questo in fondo che mi ha fermato. L'utilità di parlarti. Se
sai già tutto, è inutile raccontare.”
“Io
so, ma non posso parlare. Se potessi parlare sarebbe inutile che
parlassi anche tu.”
“Difficile
seguirti, non ti ricordavo così.”
“Io
sono come la tua mente. La tua mente conosce tutti i tuoi pensieri.
Ma la tua mente non parla da sola e non realizza nulla di concreto se
tu non agisci. E' l'azione a render grande un pensiero e non il
viceversa.”
“Schwanden,
quest'anno, non è ancora finito, ma posso dirti che è un anno di
contraddizioni. Di confusione, di smarrimento, di caduta da una
parte, ma dall'altra di ascesa, di riconoscimenti e di traguardi. E'
un anno di forza e di debolezza allo stesso tempo. Di impegno, ma
anche di disinteresse. Giorni in cui mi lancio in nuove sfide e altri
giorni in cui retrocedo. Ho bisogno di incoraggiamenti in fondo. Ho
intrapreso nuovi progetti solo perché qualcuno mi ha spronato. Ma
quando sto male l'unico incoraggiamento è la speranza che domani le
condizioni siano migliori. Perché è un anno di vitalità, ma anche
di abbattimento. Un anno di cui non sento l'esigenza di parlare, o
meglio scrivere, ma in fondo è un anno in cui, a maggior ragione,
avrei bisogno di parlare.”
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