“Ho
appena finito di dire che adesso sto bene, che sono attiva, energica,
che non mi ferma nessuno, quando arriva questo malessere che mi fa
vomitare ogni singola parola, ogni singola asserzione digerita.”
“Stai
di nuovo male?”
“Per
fortuna il vomito ha fatto passare tutto. E adesso ti ribadisco che
sto bene, che sono una roccia, che.... la tosse non ---riesco a
parlare. Ho quasi l'asma. Ma ecco, posso ripetere che sono forte, che
sono in grado di fare qualsiasi cosa io voglia. No, davvero è tutto
sotto controllo. Per un attimo mi sono ricordata del periodo in cui
stavo male. Mi è sembrato lontano benché non sia passato molto
tempo. Adesso invece, la nausea e poi la tosse a non finire sono
soltanto effetti dell'inserimento.”
“Inserimento?
Cosa ti sei inserita?”
“Un
contratto è stato firmato con l'asilo nido. Hanno inserito mia
figlia nel loro gruppo e io ho inserito i loro batteri nel mio
organismo.”
“Ah!
La Kinderkrippe!”
“Però
non voglio parlarti di questo. Né della mia salute. Questa terribile
tosse passerà. Tossisce pure mia figlia, è evidente che sono i
batteri. Ho trascorso anche io del tempo lì con lei, la cosiddetta
fase di inserimento al nido. Al momento, mia figlia è seguita da
un'educatrice che parla italiano anche se poi imparerà il tedesco.
Abbiamo trovato facilmente posto al nido perché il servizio è in
parte finanziato dall'azienda dove lavora il mio compagno. Ma non
voglio approfondire l'argomento. ”
“E
i linfonodi come stanno?”
“Ad
un certo punto mi sembravano sgonfi, ma alla fine son sempre lì. Poi
ho di nuovo alcuni valori del sangue fuori norma, ma non al punto da
giustificare alcun trattamento. Il suggerimento del dottore è
ripetere le analisi tra un mese e vedere. Schwanden, sinceramente
adesso l'argomento mi lascia nella più totale indifferenza. Non
sanno darmi spiegazioni, ma vogliono continuare a monitorarmi. Va
bene, è ragionevole però adesso la mia priorità è cercare lavoro.
Non appena ho cominciato a cercare e pensare ad obiettivi
professionali, mi sono sentita molto meglio e ho ritrovato la grinta
persa. Il fatto di aver vomitato mi ha solo fatto riflettere, fatto
ricordare che il mio limite sono le mie membra. E poi dovevo
raccontarti questo episodio perché i migliori amici sono quelli con
cui condividi risa, pianti e vomitate.”
“Che
lavoro stai cercando? E dove?”
“All'inizio
ero abbastanza scoraggiata. Non riuscivo a trovare nulla che
richiedesse le mie capacità, a parte le offerte internazionali,
delle aziende farmaceutiche, che non esigono la conoscenza della
lingua tedesca. Molto svogliatamente, mandavo le solite lettere, il
solito curriculum, sapendo comunque che non ero il tipo di persona
che cercavano, anche perché non ho esperienza nel settore
farmaceutico, pur avendo esperienza in analisi che loro richiedono.
Non ho ricevuto risposte, tranne un'azienda che mi ha invitato ad un
colloquio telefonico. Già il fatto che non hanno voluto perdere
tempo a invitarmi di persona non mi ha ben disposto. Però almeno in
due minuti si è capito che siamo come due bus che vanno in direzione
contraria e quindi non si toccano né si “baciano” se non per
incidente stradale. Secondo loro, per procedere nella selezione,
avrei dovuto documentarmi sul loro profitto aziendale perché è
stata la prima cosa che mi han chiesto. Non ero abituata a questo
approccio e ho frainteso pensando si riferissero alle mie aspettative
salariali. Il colloquio è finito lì senza ulteriori domande.
Certamente, se ho fatto la figura da sprovveduta e da chi del mondo
non capisce nulla, loro han fatto la figura di gente che ha come
unico obiettivo il profitto e che tratta le persone come pedine per
raggiungerlo.
In
effetti, Schwanden, non ho forse più nobili valori rispetto a far
profitti? Non ho forse altre idee, progetti? Perché devo perdere
tempo a rispondere ad annunci che confermano quello che già so: che
non voglio, né posso essere la persona che possa contribuire ai loro
profitti? Come posso far arricchire qualcuno se non mi interessa
guadagnare per comprare oggetti, a mio parere, inutili che però la
società definisce indispensabili per vivere?
Devo
fare ciò che sento, portare avanti un obiettivo che mi faccia
credere di aver migliorato la vita delle persone, in termine di
felicità, di sorriso o di pace interiore. Per poter continuare a
vivere in questo posto devo poter cambiare qualcosa, qualcosa che
vada contro quest'atteggiamento utilitaristico, orientato
principalmente al profitto, anche in campo sanitario. Vorrei
minacciare questa presunzione. In particolare, anche per esperienza
personale, vorrei contribuire a introdurre un modello che migliori la
comunicazione tra medico e paziente. Credo che qui i medici
difettino, molto più che in Italia, di disponibilità e/o capacità
di ascolto. Certamente non ti fanno attendere in sala d'aspetto e
rispettano gli orari di visita, ma non sempre dedicano il tempo che
necessiterebbe un paziente particolare. Se non ci sono liste
d'attesa, c'è però un grande vuoto tra medico e paziente. Vuoto che
a volte impedisce una diagnosi corretta o accurata. Vuoto, che è
incomprensione, vuoto che potrebbe essere colmato lasciando al
paziente la possibilità di esprimersi attraverso la scrittura, così
proprio come sto facendo ora. In tal modo il paziente acquisterebbe,
nel processo di cura, la propria centralità, spesso negata in una
visita convenzionale.”
“Ancora
quella storia del tuo progetto di medicina narrativa? Vorresti che
anche dal medico di base ci fosse un diario. Beh! Se i dottori non
trovano il tempo per ascoltarti, figurati se si mettono a leggere la
tua storia.”
“Infatti,
vorrei farlo io, come ho già fatto nell'altro studio.”
“In
tedesco?”
“Sto
facendo progressi.”
“Non
credo questo sia un paese di narratori, bensì di trattori.”
“Beh
possono anche parlare di trattori, anche il lavoro influenza la
salute. Si chiama approccio olistico.”
“Olistico?
Non c'è niente di più olistico del denaro, o meglio del sistema
monetario, credimi. Tutto da lì parte e tutto finisce lì.”
“Infatti
non c'è niente nel denaro.”
“Ti
sbagli, c'è tutto.”
“Punti
di vista. Schwanden, so che tu sei un osservatore del mondo e quindi
dici ciò che vedi. Tornando al discorso della fattibilità del mio
progetto, nutro delle speranze su una persona a cui ho fatto, così
mi è sembrato, una buona impressione. Non mi ha promesso nulla,
d'accordo, ma non ha ostato nulla. Poi ho contattato altre persone.
Finché tutti non rifiuteranno esplicitamente il mio progetto o la
mia candidatura per progetti simili, non crederò che in questo paese
non sia possibile realizzare ciò che vorrei. Schwanden, si tira
avanti finché non crolla il castello in aria che si è costruito.”
“E
dopo che crolla?”
“Occorre
scegliere se provare a costruire un altro castello nello stesso posto
oppure cambiare posto e portarvi le macerie del castello crollato per
ricostruirlo.”
“Già,
ma per quanto tu possa cambiare posto, resta pur sempre un castello
in aria.”
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