“Schwanden, prima di parlarti di lavoro, vorrei tornare sulla
questione e sul tema della discriminazione. Sono tornata di recente
in visita alla mia città natale. Sono stata pochissimo, ma non avrei
voluto stare di più, se non per rivedere tutte le persone che avrei
voluto. Io penso di non poter, né volere, più riviverci. Ho trovato
una città sempre più scoraggiata e sempre più rassegnata. Sempre
più derubata. Le persone non si sentono più a casa loro. Si sentono
sopraffatte dagli stranieri, si sentono incapaci di qualsiasi azione
per riprendere in mano la propria nazione, nessuno si sente tutelato
dalla legge. Dall'altro lato invece ci sono quelli che non ascoltano
questioni che definiscono “lamentele e odio del popolo” perché
possono permettersi una posizione privilegiata e credono ciecamente
nella legge e nelle istituzioni soltanto perché non hanno
controversie.
Ciò che penso è che in Italia ci si frega da soli. Per prima cosa
non si ha la capacità di distinguere tra le persone oneste e quelle
disoneste. E allora, ci si scontra con questioni razziali. Se
qualcuno crede che sia necessario non fare entrare più immigrati è
proprio perché crede che in Italia non si abbia questa capacità di
distinzione. Se non si è consapevoli di chi siano le persone oneste
e quelle disoneste, di chi paga i suoi debiti e chi no, allora si
deve distinguere tra chi è alto o basso, tra chi è immigrato o no,
tra chi è ben vestito o malvestito, tra chi è bello o brutto, tra
etero o gay. Questa è l'Italia: le discriminazioni sono basate
soltanto su elementi esteriori e non su questioni di fatto. E quindi
per non apparire razzisti, sessisti, omofobi, si accetta tutto:
falsità, disonestà, assenteismo, evasione, perversione. Ed è anche
per questo motivo che poi uno straniero vanta pretese che non ha,
giocando sull'apparente discriminazione. Il classico esempio dello
straniero multato sull'autobus perché viaggia senza biglietto e ha
la pretesa di insinuare: “tu fai la multa a me perché sono nero.”
E qualcuno è ancora capace di dargli ragione. A nessuno invece è
chiaro che se ricevi una multa è perché hai fatto una violazione.
Nolente o dolente è così. Non condanno chi commette infrazione, ma
chi non vuole assumersene la responsabilità e pagarne le
conseguenze. Se non accetti di vidimare per viaggiare in autobus,
anche se non passa il controllore, dovresti andare a piedi, in bici o
fare l'autostop.
Eppure, Schwanden, anche io da ragazzina ne ho fatte bravate, un
po' per sfida, un po' per gioco. Vedevo che i miei genitori non mi
rimproveravano se dicevo “oggi ho viaggiato senza biglietto: tanto
erano poche fermate e poi l'autobus era pieno e difficilmente avrebbe
potuto salire il controllore”, ma avrebbero fatto una scenata se
avessi detto “oggi, dopo aver obliterato, ho conosciuto un ragazzo
molto affascinante, tant'è che mi sono dimenticata di scendere alla
fermata giusta e sono arrivata con lui fino al capolinea.” Sarebbe
stato poi uno scandalo se avessi detto che il ragazzo era straniero.
Mi ricordo da bambina quando sentivo alla radio una canzone (che mi
dissero di Giuni Russo) che diceva : ”che scandalo da sola ad
Alghero, con uno straniero, con uno straniero.” Eppure nessuna
canzone ha mai condannato chi non paga le tasse o non rispetta gli
altri.
In Italia non c'è nessuna consapevolezza di cosa sia di
fatto l'onestà. Tutti pensano di essere buoni, onesti, ma quando
possono sgarrano senza nemmeno rendersene conto. Non ci si accorge
che così ci si frega l'uno con l'altro, facendo anche un danno a sé
stessi.
E non è un caso se adesso la situazione, a detta di alcuni, sembra
quasi insostenibile: furti all'ordine del giorno, morosità,
criminalità. E poi invece ci sono quelli “ingessati”, che
pensano che tutto si risolverà. Ma la gente ha sempre più paura di
esporsi, preferisce subire o sperare che tutto si risolva per il
meglio, senza di fatto far nulla.
A me spiace vedere questa situazione, anche se non ci vivo più. E
poi, come ti ho detto, ho subito anche io un'ingiustizia. Ma ciò che
mi spiace di più non è il fatto che adesso casa mia è in mano a
gente che non paga. Ma ciò che mi spiace di più, da una parte, è
che questa gente si comporta come se nulla fosse, come se avesse
ragione, senza dichiararne il motivo, senza scusarsi, senza
rispondere. Ed anche al tribunale sembra normale concedere tutti
questi mesi di alloggio gratuito. Anzi, si impegnano pure a trovargli
un altro alloggio.
La cosa che mi intristisce in assoluto è aver affidato l'incarico di
mediazione, per trovare gli inquilini, ad una mia amica. Mi fidavo di
lei. La conosco fin da quando ero bambina. Avevo scelto lei perché,
lavorando all'agenzia delle entrate, è esperta in questioni fiscali,
amministrative e, in quanto avvocato, pure legali. Ma purtroppo mi ha
deluso. Evidentemente non condivideva i miei obiettivi. Senza dubbio
ha svolto tutte le pratiche in maniera adeguata, ma il grosso errore
che ha fatto, nonostante la sua formazione, è non aver saputo
distinguere, di fatto, tra lavoro tassato e lavoro in nero e quindi
non essere stata in grado di giudicare tra chi avrebbe potuto pagare
e chi no, o tra chi vuol fare il furbo e chi no. Infatti ha
effettuato controlli puramente formali, ma in effetti se una persona
lavora in nero non si può sapere quanto guadagna e non ha senso
verificare il contenzioso fiscale. Comunque, senza entrare nei
dettagli, una vera amica si sarebbe comportata come se la casa fosse
stata sua e quindi avrebbe avuto più scrupoli, avrebbe dovuto
sentirsi più coinvolta. Forse lei crede troppo nelle istituzioni e
allora ha pensato che se le cose sarebbero andate male l'avvocato
avrebbe preso in mano la situazione e l'ufficiale giudiziario avrebbe
risolto tutto. Ma non si è resa conto del guaio o del danno che
questo avrebbe cagionato. Forse, come un agente immobiliare, ha
voluto sbrigarsi a fare incontrare domanda e offerta, dimenticando
che si trattava di un incontro al buio e, aldilà del compenso
percepito, di una commissione da fare per un'amica.
Ne ho parlato apertamente con lei, ma questa è stata la sua risposta:
“neanche ad un agente si addossa la responsabilità per la morosità
e poi, cosa pretendi, non è mica raro in questi tempi trovare gente
che non paga”. Poi ha voluto restituirmi il compenso che le avevo
dato.
Schwanden, io non l'accuso certamente per avermi trovato queste
persone. Anche se prima d'ora non mi era mai capitato di trovare
persone inadempienti, questo non vuol dire che non sarebbe capitato
se l'avessi affittata io. Ciò che mi ha deluso è il fatto che lei
abbia sottovalutato una commissione piuttosto delicata per un'amica,
eseguendola nel modo più distaccato possibile.
Anche
quando doveva sollecitare il pagamento, non si esponeva più di
tanto. Poi ho preso in mano la situazione, ma non potendo, per i
problemi di salute che ho avuto, recarmi a parlare personalmente con
queste persone, non sono riuscita ad evitare lo sfratto, anche se
sono riuscita a recuperare una mensilità. Dopodiché ho dovuto
affidarmi all'avvocato e da allora non ho ricevuto più nessun
pagamento. Poi queste persone non rispondono, né ritirano i
comunicati: sono un muro. Devo confessarti, Schwanden, che se avessi
avuto la possibilità di recarmi a casa mia forse avrei rischiato una
denuncia o peggio. Ma credimi, non avrei alimentato il lassismo,
l'omertà e l'abulia che regnano nel paese. Sembra che nessuno sia
più disposto ad impegnarsi per difendere nulla, neanche i propri
diritti. Basta che sei connesso in rete e allora va tutto bene,
mentre la realtà ti sfugge sotto gli occhi. Schwanden, sai che se
mia sorella non fosse anche proprietaria della casa, sarei stata
disposta a concederla in comodato gratuito a persone in difficoltà,
ma non disoneste. E perciò io avrei rischiato la denuncia, non per
questioni di denaro, ma per dignità personale. Perché non accettare
la disonestà non significa avere pregiudizi, ma vuol dire non
lasciarsi prendere in giro."