“Schwanden,
a volte mi intristisce pensare che mia figlia forse crescerà in una
nazione classista dove molto probabilmente non sarà disoccupata
grazie al protezionismo, ma a costo di doversi integrare a questa
cultura.”
“Cos'è
che non ti piace della cultura locale?”
“Innanzitutto
il fatto che si discrimini tutto col denaro. Qui, oltre a farti
pagare qualsiasi cosa, persino la lista delle baby-sitter, ti fanno
ancora sentire pezzente se cerchi di risparmiare facendo, per
esempio, una copertura base assicurativa, ti trattano come l'ultimo
paziente della lista e sembra ancora che ti facciano un favore a
curarti (certamente, come servizi sono molto più celeri che in
Italia, ma credimi, secondo me in Italia i dottori sono più
competenti).
Poi
c'è la filosofia che il denaro salvi tutto: se paghi puoi evitare di
fare la raccolta differenziata; se hai uno stipendio alto le procedure
per ottenere una casa in affitto si accorciano, il conto in banca te
lo aprono subito, se paghi di più ottieni un servizio migliore. E'
tutto così. La distinzione tra prima e seconda classe è presente
ovunque, negli ospedali, nei servizi pubblici e privati.
Certo,
a differenza dell'Italia qui non c'è ipocrisia ed è tutto così
esplicito, regolamentato e trasparente. E poi in Italia è già tanto
aspettarsi un servizio pubblico decente, altro che prima classe. In
Italia invece sembra che tutti si vergognino ad ammettere che
risolvono ogni cosa col denaro: sotto sotto pagano o rendono un
favore al funzionario che velocizza la pratica, pagano il medico
privato e allora tutto si aggiusta, si trova posto in ospedale. Qui
invece non paghi estorsioni, corruzioni, regali, ma paghi tasse e
servizi non al singolo che ci lavora, ma all'organizzazione. E'
soltanto che da questo punto di vista questo paese sembra di fatto
gretto e meschino. In Italia almeno è apprezzabile lo sforzo di chi
professa diversi valori. Certo l'Italia è il paese delle belle
illusioni... Scusa, mi stavo perdendo con il confronto. Torniamo ai
punti negativi.
Devo
inoltre aggiungere che se non hai un bancomat od una carta di credito
difficilmente sali sull'autobus, perché è possibile acquistare i
biglietti ad ogni fermata, tramite lo sportello automatico che non
accetta banconote. Non credo nemmeno che si possano acquistare
biglietti da vidimare, visto che a bordo solitamente non è presente
obliteratrice. Quindi di fatto se non hai un conto, non conti come
passeggero e quindi non sali.
Un'altra
discriminazione viene fatta sulla nazionalità. Se un bambino non è
svizzero, difficilmente frequenterà una classe dove ci sono
cittadini svizzeri “puri”. Poiché in Svizzera è pieno di
immigrati, li si incoraggia a frequentare gruppi di incontro, scuole,
circoli dove ci sono anche i propri connazionali. Certo, idealmente
lo scopo è quello di farli sentire più a loro agio, ma di fatto
l'obiettivo è selezionare, discriminare, visto che la lingua
ufficiale resta comunque il tedesco. Ed è tutto così trasparente,
anche nel mondo del lavoro. Se vogliono assumere un cittadino
svizzero lo specificano nell'annuncio di offerta di lavoro tra i
prerequisiti, come se fosse il grado di istruzione. O se non lo
scrivono esplicitamente, te lo fanno capire. E così a scuola, negli
asili. Formano le classi in base alla nazionalità, all'andamento e/o
alla condotta scolastica, al temperamento, al carattere,
all'atteggiamento. Non mi stupirebbe se selezionassero pure in base
al fatto che i genitori abbiano o meno stipulato un'assicurazione
contro i danni causati dal figlio.
Infatti
qui la cultura assicurativa è molto sentita e se non ti assicuri hai
sempre la sensazione di sentirti incosciente perché qua se fai un
danno non puoi mai sapere quanto possano farti pagare. Così come
quando vai dal dottore. Facciamo quest'esame, seguiamo questo
trattamento e poi ti senti ancora peggio quando ti recapitano la
fattura da pagare.
In
compenso quando cammini per la strada possono pure caderti i soldi e
puoi vedere la gente che se si ferma è per aiutarti a raccoglierli e
restituirteli.
Così
come a nessuno passa per la testa di non pagare (anzi qua più paghi
più é un valore) così a nessuno passa per la testa di rubare (è
chiaro che ci sono eccezioni, ma nel complesso la situazione è
così).
Tuttavia,
il fatto che qua si abbiano molte più esigenze per vivere non vuol
dire necessariamente che ci siano sprechi o consumismo, Infatti qua
non c'è la cultura del “compro a poco prezzo e poi butto per
sostituire”. E' però anche vero che questa cultura è imposta, nel
senso che non trovi nulla a poco prezzo, e poi per buttare devi
pagare. La maggior parte degli articoli casalinghi ed
elettrodomestici in commercio è prodotta localmente o comunque
rispetta certi standard. E se provi a comprare online dalla Germania,
per esempio, se non torna indietro al mittente, ti arrivano i dazi
doganali da pagare.
Un
altro punto dolente, è che ho come l'impressione che si vogliano
tutelare i servizi di spedizione postale. Persino l'Italia ha fatto
notevoli passi avanti per ridurre il cartaceo, presentando la maggior
parte dei documenti in formato digitale, comunicando via mail con le
amministrazioni, servizi pubblici e privati. E devo dire che funziona
molto bene (ho fatto il cambiamento di residenza online e il giorno
seguente ho ricevuto già la ricevuta con certificato).
Qua
invece ti richiedono di inviare tutto per posta ordinaria, non
scrivono mail, ti scrivono lettere: uno spreco notevole di carta.
Capisco che qua tutti la riciclano, ma non mi sembra giusto nei
confronti dell'ambiente (e dire che questo paese è “verde”).
Questo, a mio parere, ha la finalità di tutelare il servizio postale
che, senza dubbio, è impeccabile, celere ed economico: spedire una
lettera costa meno che in Italia e arriva il giorno dopo.
Apprezzo
comunque il fatto che si proteggano i prodotti locali e quindi la
qualità, che non si accetti che negli esercizi commerciali si possa
lavorare sottopagati o a ritmi disumani. Questo, ovviamente, per
evitare di attirare gente disposta a lavorare come “schiavo”
perché disperata, così da non danneggiare i cittadini che
certamente non accettano di competere a queste condizioni.
Questo
vuole anche dire che in Svizzera non puoi vivere di espedienti,
arrangiarti. In Italia, comunque, se non lavori non paghi le tasse,
hai esenzioni sanitarie, quindi puoi curarti, puoi anche vivere senza
pagare affitto per qualche mese o anni.
Qua
se non lavori e sei straniero ti rispediscono a casa, a meno che non
hai qualcuno che ti mantenga, e poi comunque hai dei costi fissi
inevitabili per vivere: l'affitto, l'assicurazione sanitaria
(altrimenti non ti curano), la spazzatura (si paga il singolo
sacchetto e non è previsto usare altri sacchetti, a meno che non si
tratti di poca spazzatura che produci uscendo, che puoi buttare nei
cestini).
Un
altro aspetto da notare è che qua ogni professione è riconosciuta.
Qualsiasi lavoro manuale ha prestigio e vale molto di più di ogni
titolo di studio. Tra i giovani (svizzeri) è molto diffuso fare il
praticantato e poi lavorare subito, piuttosto che laurearsi e poi
filosofeggiare (come me, in fondo). Qua infatti la discriminazione si fa su
quanto guadagni e quindi puoi anche essere muratore, ma se guadagni
come un impiegato hai la stessa stima e rispetto.
Trovo corretto non avere pregiudizi su nessun lavoro, non disprezzare
chi si sporca le mani. Però a volte spiace un po' che nessuno,
quando dici che hai un dottorato di ricerca, faccia un minimo segno
di apprezzamento o mostri curiosità. Se non vedessero che ho la
bambina, passerebbero subito alla domanda, “ma cosa fai come
lavoro?” Qua infatti ciò che conta è cosa fai e non chi sei. E questo non
mi piace molto.
A
Londra, ricordo, ci avevano subito affittato la casa, chiudendo un occhio
anche se io non avevo ancora lavoro e il mio compagno aveva una borsa
di studio di dottorato, soltanto perché io avevo il dottorato di
ricerca. “I can trust a PhD” fu la conclusione del proprietario.
Tuttavia a Londra, come ben sai, c'erano altre cose che non mi piacevano (la chiusura
sociale ed emotiva, la burocrazia). Qua invece puoi conversare con
tutti e puoi far valere le tue ragioni, senza scontrarti con la
burocrazia. Solo che, devo riconoscere, a Londra, prima del brexit,
nessuno era discriminato per nazionalità e religione ed era facile
trovare lavoro per titolo, senza conoscere nessuno (qua non è così
e te ne parlerò un'altra volta).
Schwanden,
sembra che ormai sia impossibile vivere in una nazione di essere
umani. O vivi in un mondo di disoccupati, di delinquenti, di ladri e
di gente vittimista o vivi in un mondo selezionato, classista, di
gente che accetta la diversità culturale per ghettizzarla.
Schwanden,
in ogni caso, ovunque vai, governa sempre il denaro e se non c'è
odio c'è chiusura mentale, se c'è ricchezza materiale c'è povertà
intellettuale. Infatti qua in Svizzera non interessa a nessuno chi
sei e quanto hai studiato: l'importante è avere un ruolo pagato
all'interno della società dall'azienda che ti assume o dal marito
che ti mantiene per badare ai figli.
Finché
le persone non impareranno ad autogovernarsi, il buonsenso dovrà
sempre trovare un compromesso col potere e attualmente, nel contesto
globale, sembra che non ci siano alternative tra le due posizioni: di
chiusura delle frontiere e protezionismo o di piena apertura e
globalizzazione. Ma ora non voglio divagare.
Schwanden,
tuttavia non mi posso lamentare. Non tornerei in Italia per nessuna
ragione. Sono immersa nella natura, vivo lontano dal traffico
stradale, dallo smog, la qualità del cibo è indiscutibile, mia
figlia si diverte, posso anche farla camminare per la strada senza
tenerle la mano, le strade sono pulite. E' ben difficile che mia
figlia possa inciampare su qualcosa di tagliente. Mi sento davvero in
pace. E' anche vero che mia figlia non va ancora a scuola, anche se
inizierà presto l'asilo nido. E' anche vero che non lavoro, che non
mi sono scontrata ancora con nessuno, ma sto attivamente cercando
lavoro e la prossima volta te ne parlerò.
Però,
credimi, sembra assurdo che io dubiti di far crescere mia figlia in
un ambiente pulito, selezionato, protetto, senza ciò che la gente
definisce “gentaglia”, con la possibilità di diventare cittadina
svizzera, di poter essere inserita in una classe di gente come lei,
di trovare un'occupazione, di parlare diverse lingue, di avere uno
stile di vita salutare. Però Schwanden devo ammettere che io ho
imparato molto dal convivere in una classe di studenti dove ognuno
aveva i suoi tempi di apprendimento, la propria condotta. Alla fine
uno studente non impara solo dagli insegnanti, ma anche dai suoi
compagni di classe. Più la classe è promiscua, più è facile che
un bambino acquisisca apertura mentale. E non vorrei incentivare mia
figlia ad una cultura chiusa, seppur multiculturale. Perché il fatto
di parlare più lingue, certamente vuol dire rispetto per altre
culture, ma questo non vuol dire che non ci sia incomprensione e
distacco verso le persone di altre culture.
Schwanden,
io penso sia meglio far crescere una figlia non in un ambiente dove
hai il lavoro garantito dalle barriere, ma dove hai la possibilità
di creartelo a seconda del tuo orizzonte, di diventare ciò che vuoi,
di frequentare chi vuoi e di vivere come puoi. E non sono pienamente
sicura che questo sia il paese ideale”.
Tengo a precisare, perchè non voglio diffondere informazioni parzialmente vere, che ho scoperto di recente che a Zurigo gli sportelli automatici nelle fermate del bus accettano monete, ma non banconote. Comunque per una persona che arriva da fuori non è assolutamente evidente. Non viene menzionato il minimo importo di monete accettato, nè il fatto che venga restituito il resto. Inoltre lo spazio per inserire le monete è posizionato in alto, praticamente nascosto, e al momento di pagare si illumina soltanto lo spazio per inserire la carta di debito o di credito. Pertanto la mia considerazione "se non hai un conto non conti" può restare valida perchè se non hai un conto sei l'ultimo dei passeggeri e hai vita infelice a raccogliere monete (e qui una corsa sull'autobus non costa due lire, o meglio franchi) e a scovare tali informazioni nel regolamento dell'azienda dei trasporti.
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