Che cos’è una crisi secondo la sua visione?
La crisi è il
sintomo di un malessere che se trascurato può degenerare in malattia. Può riguardare
un singolo soggetto o la collettività a loro volta considerati nella propria
dimensione morale (rispettivamente crisi personale e crisi dei valori) o nella propria
realtà fisica (es. crisi acetonemiche e crisi dell’apparato sociale). Può
riguardare una o più nazioni nel complesso (crisi locale e crisi globale) o nei
suoi sottoinsiemi (crisi del sistema politico o crisi economica).
Come pensa debba essere fronteggiata una crisi?
Così come credo
nella superiorità dell’approccio olistico rispetto a quello sintomatologico per
combattere una malattia, penso che occorra risalire alla causa che ha generato
la crisi, anzichè eliminare il sintomo, la crisi stessa.
Quale pensa sia la causa di una crisi economica?
Fondamentalmente
la scarsità delle risorse. La crisi economica è un campanello che ci ricorda
che non si può produrre per sempre. Quando suona potrebbe segnalare
l’intervallo o la fine delle lezioni scolastiche che, per analogia, diventano la
produzione economica.
Se si tratta
dell’intervallo, occorre fermarsi. Non ammazzando il tempo, ma rendendolo utile
a rigenerarci. La ricreazione dovrebbe consentire innovazione. L’assenza di
produzione talvolta è produttiva, anche se non se ne vedono immediatamente i
benefici.
Se invece la
campana segna la fine delle lezioni allora vuol dire che abbiamo già prodotto
tutto quello che potevamo produrre e l’unico modo per aumentare il benessere
collettivo è la ridistribuzione. Se ormai si ha già tutto e ciò che si ha non
serve a generare nuova ricchezza, allora non resta che dividerla equamente. In
tal modo nessuno si sentirà svantaggiato o impotente. Anzi, saremmo più colti:
oltre ad essere eccellenti in economia eccelleremmo anche in solidarietà.
La società
migliorerebbe e forse potrebbe di nuovo crescere. Ad un ciclo scolastico ne
segue un altro se gli studenti dimostrano impegno e capacità.
Cosa pensa della situazione in Italia? Siamo
all’intervallo o alla fine?
Direi
all’intervallo. Credo in una ripresa e in una rigenerazione. Penso che le
competenze al governo ci siano. Quello che invece manca sono degli esempi.
L’Italia è
risaputo essere un paese di furbi. Ma ci siamo mai chiesti come mai? Io penso
perchè ci sentiamo vittime, impotenti e inferiori rispetto alle classi
dirigenti o ai politici. E quindi non appena possiamo prenderci una rivincita
lo facciamo, senza per questo violare la legge. Scusate se parlo alla prima persona
plurale, ma penso che, aldilà delle ipocrisie, chiunque abbia avuto modo di
approfittare di una situazione vantaggiosa quando ne ha avuto occasione. Si
pensi alle volte in cui usiamo il telefono aziendale per far le chiamate
private, a tutte le volte che si finge di lavorare di più rimanendo più ore in
ufficio, ma di fatto diluendo il brodo per poi vantare il pagamento delle ore
di straordinario ... Questi sono soltanto alcuni esempi che ci fanno illudere
di poterci riappropriare di ciò che lo Stato o la ditta ci tolgono.
Da questi
comportamenti emerge uno scontento. Forse non siamo contenti delle gerarchie,
dei privilegi di cui noi ci sentiamo esclusi.
Ma immaginiamo di
avere dei leader che anzichè parlare in tono distaccato ci spieghino il motivo per
cui occorre fare dei sacrifici e pagare più tasse con il loro esempio di
rinuncia a qualsiasi privilegio e con un taglio ai loro stipendi.
Ci sentiremmo
ancora derubati o mal gestiti? Non pensate che saremmo più motivati a pagare le
tasse?
Molte aziende
negli ultimi anni hanno cambiato il loro assetto organizzativo: non più “piramidale”,
ma “familiare”, in maniera tale da favorire la cooperazione e il lavoro “di
squadra” per incentivare i lavoratori stessi.
Quindi penso che
per poter uscire dalla crisi sia necessaria un’innovazione in tal senso, iniziando
dal settore pubblico che andrebbe riqualificato.
La gente ride sarcastica sentendo “lo Stato
siamo noi”. Nessuno si riconosce all’interno del settore pubblico. Nessuno è
contento dei servizi offerti che vengono snobbati a favore di quelli offerti
dal settore privato.
Quale pensa che sia il fattore decisivo alla
ripresa?
Presupposto per
la guarigione di una malattia è il rapporto di fiducia tra paziente e medico. In
maniera analoga, la ripresa dalla crisi richiede fiducia nello Stato.
Come vede il futuro a livello globale?
La transizione
tra la fase “USA e riUSA” e “USA e getta” ci fa riflettere sull’insostenibilità
del consumismo che danneggia chi lo genera. Credo sia inevitabile che prima o
poi l’imperativo “USA” verrà definitivamente sostituito da “RICICLA” o
“REGALA”. Quando ormai si è prodotto tutto quello che si poteva produrre, ciò
che fa veramente la differenza è il modo in cui viene USATO.
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