“Sei troppo giovane per fare certe cose.” “Alla tua eta’, giocavo ancora”. “Trent’anni? Ormai e’ tardi … Dovresti sposarti e metter su famiglia.”
Consigli e suggerimenti dettati dal luogo comune, provengono spesso dalla famiglia, ma anche dalle persone che ci conoscono poco. Cio’ dovrebbe far dubitare della profondita’ di tali giudizi.
Quante volte ci si sente dire. “Ormai e’ tardi”, oppure, “E’ ancora troppo presto”. Ma io vivo adesso e come e’ possibile che sia tardi o presto per i miei desideri se essi vengono concepiti in questo momento?
Il “Tardi” o “Presto” dell’Altro e’ relativo alla vita vissuta da una persona che rientra nella “media”, cioe’ alla vita, influenzata dalla scienza e dalla tecnologia, che viene definita dagli usi e costumi sociali e formalizzata dalla statistica con considerazioni del tipo: “L’eta’ media al matrimonio e’ di 30 anni per le donne e 33 per gli uomini”. Ma la mia vita non e’ un dato. E’ interessante studiare i fenomeni sociali per capire la realta’ che mi circonda, ma per vivere devo conoscere e capire me stessa, analizzando la mia persona e i miei desideri.
Solo vivendo in sintonia con la propria personalita’ e le proprie esigenze, e non in subordinazione alla “normalità” definita dalla statistica, si puo’ raggiungere la felicita’. La felicita’ e’ una sensazione naturale, soggettiva e non puo’ che provenire soltanto dall’esperienza della nostra vita e non di quella artificialmente piallata dalla societa’ o dalla famiglia.
Ogni mattina, sono io a sentire il “peso” di alzarmi dal letto. La collettivita’ puo’ condividere la sensazione, ma non puo’ viverla al posto mio. La collettivita’ puo’ salvarmi l’attuale esistenza, ma non il mio futuro divenire. Quando mi guardo allo specchio, devo vedere me stessa, non il riflesso della popolazione. Io, soltanto io, sono la persona che sa cosa e’ meglio fare, che sa qual e’ la strada giusta perche’ soltanto io mi conosco veramente o, perlomeno, sono la persona che possiede maggiori informazioni sulla mia vita rispetto a qualsiasi altra persona. Cosi’ come sono l‘artefice della mia rovina, sono anche la fonte della mia salvezza.
Non bisogna trascurare nessun particolare della propria vita per cercare di capire chi si e’ e cosa e’ meglio fare. Spesso si ha difficolta’ ad analizzare tali informazioni ed allora si preferisce il luogo comune. Ma se ci si conosce, si ha la sicurezza di dire “Ecco, adesso e’ il momento giusto per fare una cosa perche’ adesso ne sento la priorita’. La mia mente non pensa ad altro. Non e’ in pace fintanto che non l’avra’ ottenuta”.
Non sempre si puo’ sapere a priori che cosa si fara’ nell’immediato e quale sara’ la prossima direzione. Spesso cio’ dipende dalle circostanze e se l’occasione si presenta, come possiamo dire che e’ troppo tardi o troppo presto? Forse e’ quello il momento giusto. Ma le opportunita’ capitano se siamo nella strada giusta che le scaturisce.
L’unico modo per poter prendere il treno e’ recarsi in stazione. Se poi passa in ritardo non dipende da noi. Ma siamo noi che decidiamo se vale la pena aspettarlo, sulla base delle nostre necessita’ e aspettative.
A volte il treno si perde, ma non bisogna dimenticare che c’e’ sempre un mezzo alternativo per raggiungere la destinazione, anche se magari e’ scomodo.
Non temiamo la fatica, una volta raggiunta la meta capiremo che ne e’ valsa la pena.
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