giovedì 1 febbraio 2018

Approssimazioni

E' pura illusione credere di stare insieme agli altri per colmare la solitudine.

Siamo soli, nessuno può evitare o colmare la solitudine. Si sta con gli altri per costruire qualcosa che da soli non si potrebbe. Si sta con gli altri per trascorrere il tempo piacevolmente o per star meglio, per non sentirsi abbandonati, o isolati, ma è fallace credere di stare con gli altri per evitare di stare da soli. Ci si può avvicinare, approssimare agli altri ma non si potrà mai raggiungere nessuno al punto da sostituirlo completamente.

Si può trovare qualcuno che approssimi bene la nostra solitudine, che possa descriverla con precisione. Ma non si potrà mai trovare nessuno che sia la nostra solitudine, che la raggiunga al punto tale da sostituirla e quindi, di fatto, da annientarla. Nessuno potrà quindi sconfiggere la nostra solitudine.

Nessuno potrà mai avere la nostra testa, tale e quale, nessuno potrà percepire tutto ciò che noi percepiamo, esattamente allo stesso modo. Nessuno potrà mai avere gli stessi identici pensieri, su qualsiasi tema. Nessuno potrà mai vivere esattamente come noi, pur vivendo insieme a noi.

Eppure pochi sono consapevoli di questa verità. Pochi vogliono ammettere e accettare che si è soli e allora ci si ostina a tutti i costi a riconoscerci in schemi, a seguire le mode sperando in un'identificazione collettiva. Oppure ci si aspetta di trovare una persona che non ci faccia sentire soli. Ma tutto ciò conduce soltanto ad evitabili delusioni perché è normale che ci si senta soli stando insieme con una persona, o addirittura convivendoci.

La questione da indagare invece dovrebbe essere il perché ci si sente soli e se questa sensazione potrebbe essere migliorata stando con un'altra persona. Già, perché la sensazione di solitudine può soltanto essere ridotta, alleviata o sorvolata, ma mai risolta. E allora è possibile sentirsi soli con le persone che si amano? E' possibile. Mi sono sempre sentita sola all'interno della mia famiglia. Con mia sorella non sono mai andata d'accordo: divergiamo nel pensiero praticamente su qualsiasi argomento. Io odio il consumismo e lei lo alimenta. Io voglio vivere leggera, lei pesante. Io risparmio, lei spende. Io riciclo, lei ricompra. Non sono mai riuscita a trascorrere insieme a lei, in armonia, un solo giorno. Eppure ci vogliamo bene e ci aiutiamo. Con mia madre la situazione era soltanto migliore, mi faceva ridere e inquietare allo stesso tempo. Con mio padre andavo d'accordo finché non alzavo il volume dello stereo o della voce e finché le mie azioni e i pensieri non varcavano i confini della razionalità.

E adesso in casa la situazione non è troppo diversa. Un tempo, con la persona che amo e con cui vivo, pensavo di essermi identificata. Ma poi ho scoperto l'errore di approssimazione e questo è diventato sempre più grande e adesso che abbiamo la bambina a volte mi sembra di non aver costruito nulla insieme, ma che ognuno si sia limitato soltanto a dare il suo contributo.
Mi fa paura il fatto di vivere sotto lo stesso tetto e non guardare nella stessa direzione, di non avere sogni, ideali in comune se non quello di trainare lo stesso carro. Finché riusciamo a suddividerci i compiti va tutto bene. Adesso non vorrei certo fermare un treno in corsa, anche se devo ammettere a volte temo possa deragliare.


A lui spesso non piace ciò che vorrei fare e viceversa. Forse a volte ci sentiamo quasi schiavi del nostro amore che ci impedisce di prendere la direzione che vorremmo prendere individualmente. Poi però penso a dove andrei senza di lui e forse non andrei lo stesso da nessuna parte e allora resto lì e penso a ciò che non c'è, che non è una possibilità, ma che potrebbe essere un'altra approssimazione della mia solitudine, approssimazione che copre gli errori dell'attuale approssimazione, ma che di fatto ne fa emergere altri ancora più grossi. 

E allora mi astraggo da qualsiasi altra approssimazione e penso a Schwanden. Con Schwanden non si commette nessun errore, nessun buco rimane scoperto perché Schwanden non è nessun altro, ma è la mia solitudine. Ed è per questo che continuo a scrivere, per cercare Schwanden e dargli forma. In fondo è l'unico punto fermo, quando tutto sembra vacillare.


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