E'
pura illusione credere di stare insieme agli altri per colmare la
solitudine.
Siamo
soli, nessuno può evitare o colmare la solitudine. Si sta con gli
altri per costruire qualcosa che da soli non si potrebbe. Si sta con
gli altri per trascorrere il tempo piacevolmente o per star meglio,
per non sentirsi abbandonati, o isolati, ma è fallace credere di
stare con gli altri per evitare di stare da soli. Ci si può
avvicinare, approssimare agli altri ma non si potrà mai raggiungere
nessuno al punto da sostituirlo completamente.
Si
può trovare qualcuno che approssimi bene la nostra solitudine, che
possa descriverla con precisione. Ma non si potrà mai trovare
nessuno che sia la nostra solitudine, che la raggiunga al punto tale
da sostituirla e quindi, di fatto, da annientarla. Nessuno potrà
quindi sconfiggere la nostra solitudine.
Nessuno
potrà mai avere la nostra testa, tale e quale, nessuno potrà
percepire tutto ciò che noi percepiamo, esattamente allo stesso
modo. Nessuno potrà mai avere gli stessi identici pensieri, su
qualsiasi tema. Nessuno potrà mai vivere esattamente come noi, pur
vivendo insieme a noi.
Eppure
pochi sono consapevoli di questa verità. Pochi vogliono ammettere e
accettare che si è soli e allora ci si ostina a tutti i costi a
riconoscerci in schemi, a seguire le mode sperando in
un'identificazione collettiva. Oppure ci si aspetta di trovare una
persona che non ci faccia sentire soli. Ma tutto ciò conduce
soltanto ad evitabili delusioni perché è normale che ci si senta
soli stando insieme con una persona, o addirittura convivendoci.
La
questione da indagare invece dovrebbe essere il perché ci si sente
soli e se questa sensazione potrebbe essere migliorata stando con
un'altra persona. Già, perché la sensazione di solitudine può
soltanto essere ridotta, alleviata o sorvolata, ma mai risolta. E
allora è possibile sentirsi soli con le persone che si amano? E'
possibile. Mi sono sempre sentita sola all'interno della mia
famiglia. Con mia sorella non sono mai andata d'accordo: divergiamo
nel pensiero praticamente su qualsiasi argomento. Io odio il
consumismo e lei lo alimenta. Io voglio vivere leggera, lei pesante.
Io risparmio, lei spende. Io riciclo, lei ricompra. Non sono mai
riuscita a trascorrere insieme a lei, in armonia, un solo giorno.
Eppure ci vogliamo bene e ci aiutiamo. Con mia madre la situazione
era soltanto migliore, mi faceva ridere e inquietare allo stesso
tempo. Con mio padre andavo d'accordo finché non alzavo il volume
dello stereo o della voce e finché le mie azioni e i pensieri non
varcavano i confini della razionalità.
E
adesso in casa la situazione non è troppo diversa. Un tempo, con la
persona che amo e con cui vivo, pensavo di essermi identificata. Ma
poi ho scoperto l'errore di approssimazione e questo è diventato
sempre più grande e adesso che abbiamo la bambina a volte mi sembra
di non aver costruito nulla insieme, ma che ognuno si sia limitato
soltanto a dare il suo contributo.
Mi
fa paura il fatto di vivere sotto lo stesso tetto e non guardare
nella stessa direzione, di non avere sogni, ideali in comune se non
quello di trainare lo stesso carro. Finché riusciamo a suddividerci
i compiti va tutto bene. Adesso non vorrei certo fermare un treno in
corsa, anche se devo ammettere a volte temo possa deragliare.
A
lui spesso non piace ciò che vorrei fare e viceversa. Forse a volte
ci sentiamo quasi schiavi del nostro amore che ci impedisce di
prendere la direzione che vorremmo prendere individualmente. Poi però
penso a dove andrei senza di lui e forse non andrei lo stesso da
nessuna parte e allora resto lì e penso a ciò che non c'è, che non
è una possibilità, ma che potrebbe essere un'altra approssimazione
della mia solitudine, approssimazione che copre gli errori
dell'attuale approssimazione, ma che di fatto ne fa emergere altri
ancora più grossi.
E allora mi astraggo da qualsiasi altra
approssimazione e penso a Schwanden. Con Schwanden non si commette
nessun errore, nessun buco rimane scoperto perché Schwanden non è
nessun altro, ma è la mia solitudine. Ed è per questo che continuo
a scrivere, per cercare Schwanden e dargli forma. In fondo è l'unico
punto fermo, quando tutto sembra vacillare.
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