“Se
i ricordi ti fan stare così male, allora perché non pensi al
presente?”
“Già,
il lavoro, la famiglia, i doveri, le cose da fare … Il presente
sarà anche scorrevole, ma in fondo è così vuoto.”
“Meglio
un cuore vuoto che uno infelice.”
“Ti
sbagli; meglio infelice. Perché se è vuoto tale rimarrà per
sempre, come se fosse morto.
Un
cuore infelice invece non potrà sostenere a lungo l'infelicità e
quindi spingerà la persona a muoversi verso ciò che conduce alla
felicità. Pertanto la sola condizione per diventare felici è
mantenere l'infelicità per tutto lo stretto necessario. Certo, è
molto rischioso, si rischia di collassare nello sconforto e di non
farcela, proprio perché per fronteggiare l'infelicità ci vuole un
animo forte.”
“E
che cosa implica la felicità?”
“La
completezza e la sensazione di non aver bisogno di nient'altro.”
“Pensavo
avessi già tutto: un lavoro, una famiglia, un posto tranquillo dove
vivere.”
“Certamente,
ho tutte le condizioni per essere felice, ma credimi, ciò che sento
che manca non dipende da cosa ho, ma da dove voglio andare. Non è
pertanto legato a ciò che ho già ottenuto, ma alla direzione che
vorrei seguire. Schwanden, si va avanti. Ciò che ti rende felice
oggi, può non farlo più domani.
Per
quanto riguarda il mio lavoro, può piacermi, senz'altro, ma sai che
vorrei fare ben altro che statistiche e vorrei realizzare il progetto
di cui ti avevo parlato. Vorrei quindi dare dei contributi, che non
siano solo numerici o computazionali, ma riguardino un cambiamento di
prospettiva che porti ad un miglioramento sostanziale nella qualità
di cura e quindi di vita. Per il momento sono felicissima di aver
trovato questo posto di lavoro. Ma se mi fermassi qua, svuotandomi
delle mie aspirazioni e dei miei ideali, svuoterei il mio cuore, che
pur continuando a battere, non seguirebbe il ritmo di cui il mio
corpo ha bisogno.”
”E
la famiglia non ti rende felice?”
“Schwanden, sai quanto amo mia figlia e il mio compagno! Ma stando
esclusivamente con loro, spesso mi sento privata o limitata. Privata
del mio spirito di avventura, della mia curiosità di esplorare
diverse realtà per meglio comprendere il mondo. Limitata nella
possibilità di frequentare altre persone con i miei stessi
interessi. Spesso mi sento intrappolata nel ristretto ambito
familiare. Vorrei sentirmi socialmente attiva, anche se so già che
se mi impegnassi in qualche attività sociale, anche la società ben
presto finirebbe per apparirmi stretta. Schwanden, vorrei poter
frequentare persone che condividono pienamente ciò che penso e
costruire qualcosa con loro, seguendo la direzione dei nostri ideali.
E' qualcosa che va oltre la famiglia. Per questo motivo sento il
bisogno di esprimere liberamente le mie idee, per poter capire con
chi poter condividere un certo percorso.
Devo ammettere che spesso ciò non va di pari
passo con la famiglia. Ovviamente seguo le mie idee e valori
nell'educare mia figlia. Ma se li lasciassi circoscritti in famiglia,
credo che prima o poi si spegnerebbero. Schwanden, se fare famiglia è
un atto idealmente altruistico, di fatto può rivelarsi come
l'espressione più egoistica di un essere umano che vede i figli come
un futuro strumento di realizzazione personale o di garantito
servilismo. Io non mi aspetto nulla da mia figlia. Voglio esserle
accanto, essere una guida in questo pazzo mondo. Ma voglio vivere
anche io. Colei che crea una vita non può distruggere la sua,
altrimenti usa il figlio come mezzo per soddisfare un proprio istinto
masochista o, peggio, suicida.
Pertanto
non voglio che la famiglia spenga quella fiamma che c'è in me. Ma
non voglio nemmeno che questa fiamma incendi la mia famiglia.
Schwanden,
non so se il mio sia una sorta di bovarismo.
Adesso
non vorrei cambiare professione. Ma credo sia soltanto perché al momento
il lavoro mi impegna meno di due giorni alla settimana. La mia
mansione mi piace, in fondo, ma la eseguo con la testa, non ci metto
nient'altro. E' vero che nel modo in cui lavoro ci metto del mio. Ma
nella statistica non posso esprimere nessun sentimento, ma soltanto
produrre dei risultati. Il mio lavoro è pertanto una distrazione da
ciò che sento dentro. Distrarsi è certamente una necessità per
sopravvivere in questa società. Ma tu sai che vorrei vivere in
un'altra società, anche se dove vivo ora perlomeno vedo un futuro,
un notevole miglioramento, non auspicabile in Italia.
Credo
di essere sulla strada per essere veramente felice, ma soltanto se
non mi svuoto di questa infelicità che per adesso lascio libera di
esprimersi.”
“Ma
perché sei infelice?”
“In
effetti non so rispondere. O meglio, ne conosco il motivo, ma non la soluzione.”
“E
allora vuoi solo lamentarti invano.”
“Ti
sbagli. Lamentarsi vuol dire solo vedere gli aspetti negativi di una
situazione e limitarsi a parlarne senza prendere provvedimenti o
aspettandosi che lo faccia qualcun altro. Di fatto si inquina solo
l'ambiente esterno. Io non mi sto lamentando. Ti ho detto che sto
bene dove sono, non critico nessuno e non mi aspetto nulla da
nessuno. Soltanto vedo delle lacune nella mia vita e voglio cercare
di far il possibile per colmarle.
E
poi, se ci penso bene, non sono infelice. Sono soltanto irrequieta.
In
particolar modo, di recente, speravo accadesse qualcosa che poi non è
avvenuto. E questo mi ha reso triste. Ma ora il mio animo è tornato
sereno. Non mi aspetto più nulla, anche se spero prima o poi accada, e non dipende molto da me. Non posso dirti di cosa si tratta.
Alcuni desideri è meglio che restino segreti. Forse un giorno te ne
parlerò. E forse un giorno ti racconterò più in dettaglio di
quella ragazzina che ero, del suo spirito che è rimasto intrappolato
in anni di studio e di falsi miti, ma che è ritornato a vivere, grazie anche a questo blog che mi ha concesso, in questi
anni, di liberarmi di tanti pesi che mi portavo dentro.
Per
ora ti lascio così, Schwanden. Ho bisogno di chiudere qua. Concludo
così questa parte. Sai che ritornerò. Sai che oramai non posso più
fare a meno di scrivere. Ma forse non scriverò più a te. Forse
incontrerò il “vero Schwanden” quello che vuole capirmi fino in
fondo e quindi conoscere la parte peggiore di me, quella che io accetto
con piacere perché è il mio istinto: è ciò che mi consente di
esprimere liberamente ciò che ho dentro.
Forse
deciderò anche di farmi rivedere dai medici come paziente. Quei
linfonodi ci sono sempre. Alcuni sono cresciuti ancora e non di poco.
Al momento sto bene perché il mio animo è in pace. Non mi tormento
più. Non mi tocco più in continuazione, come farebbe un adolescente
a cui viene raccomandato di non masturbarsi. Oramai non mi preoccupa
nemmeno più conoscerne la causa. Mi chiedo soltanto, razionalmente,
se sia giusto ignorare completamente la questione e pensare che
l'esito negativo della biopsia possa esonerarmi da qualsiasi altra
futura investigazione.
Per
adesso ti lascio qui Schwanden, con la voglia di fare tante cose. Ti
lascio così: felice, ma irrequieta, con una figlia altrettanto
irrequieta da guidare. Ti lascio qui.
“We'll
meet again, I don't know when, I don't know where.”
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