giovedì 14 maggio 2015

La madre adatta

Se chi mi conosce può mai aver pensato “temo che tu non sia una madre adatta”, forse non ha chiaro cosa significhi la parola adatto, confondendola piuttosto con adattato.

Allora posso darvi ragione. Io non sono una madre adattata. Non seguo le regole e convenzioni sociali, ma seguo il mio istinto che vuol anche dire la mia mente e in senso lato il mio cuore.

Penso che avere un bambino non significhi avere un trofeo da mostrare. In quel caso allora certamente dovrei essere una madre adattata per avere il vostro riconoscimento e la lode per mia figlia.

Una madre adattata ha tutto ciò che la società richiede per crescere e vivere con il suo bambino: vestiti e giocattoli in gran quantità, carillon, sterilizzatore, cuocipappe, ciucci, interfono, riduttore per il lettino e per la vasca, ovetto per l'auto, auto …

Una madre adatta ha tutto ciò che serve per crescere e vivere con il suo bambino: il seno, le braccia, le gambe, gli occhi, il sorriso, la testa, soprattutto quella, che serve per pensare e per capire ciò che sia giusto e adatto per il bambino.

Una madre adattata festeggia le ricorrenze e le festività con i figli non approfittando di un giorno per staccare dalla quotidianità: riposo o gita, lettura o sport a seconda dei casi, ma esasperando ciò che di fatto fa tutti i giorni: acquisti, pranzi, cene, aperitivi, stare in mezzo alla gente. Tutto in gran quantità, come la società richiede, e in gran quantità devono essere i parenti, gli invitati, tutti quelli che distraggono dal pensare, dal trascorrere un giorno di pace e di silenzio. Rumore, solo rumore. Traffico. Così ti rincoglionisci e il giorno dopo sei pronta per affrontare la settimana lavorativa.

Una madre adattata infatti lavora. Lavora, anche se in casa uno stipendio basterebbe. Lavora perché pensa di rendersi indipendente, quando di fatto è doppiamente schiava, schiava del lavoro e della casa che al ritorno deve essere pulita e in ordine. Una madre adattata è complice del maschilismo che richiede che una donna debba avere tutto in regola, in ordine, tutto “perfetto” ed essere talmente occupata da non pensare, da non ostacolare lo svolgersi della quotidianità.

Una madre adattata è come se votasse alle elezioni il partito "giusto" per non sbagliare, il partito che sa che vince perché è votato dalla maggioranza. Una madre adattata può senza dubbio esser felice, se adatta ad essere adattata, cioè se di fatto condivide ciò che la società detta. In questo caso essere adattati è la scelta giusta per lei e i suoi figli. Ma in molti casi adattarsi coincide con il comportarsi da stupidi, qualora si voti il partito che non si vorrebbe vedere al Governo. Coincide col sentirsi depressi, senza nessun controllo della propria vita e della propria famiglia.

Una madre adattata non rischia critiche perché si comporta secondo le aspettative sociali. Una madre adatta invece è spesso criticata perché usa la propria ragione. E la ragione viene sempre messa in discussione, a differenza della società, e accusata di “imparzialità”. 

Anche la figlia stessa può criticare la madre adatta. Quando ero una ragazzina stupida, condizionata dalla società e dal suo terrore per la diversità, accusavo quasi mia madre per non essere stata adattata. Una madre adattata avrebbe ricoverato, vita natural durante, la propria figlia invalida per “dedicarsi” come la società detta alle figlie sane: feste, shopping, viaggi. E invece no. Mia madre permetteva che la gente ci guardasse da cima a piedi quando uscivamo perché il quadretto che esponevamo era disturbato da una persona mal ritratta. Mia madre permetteva che in casa non potessi fare le feste di compleanno con i miei compagni normali senza “handicappare” i giochi o i dolci con la presenza di mia sorella S. Avete presente il bambino che abbandona la sorella nel parco nel film “La solitudine dei numeri primi?”. Anche io avrei fatto la stessa cosa se ne avessi avuto l'opportunità, per poi magari uccidermi per il senso di colpa. Avrei adattato la famiglia in vece di mia madre. 

Con il tempo, e diventando madre, ho capito cosa significa essere una madre adatta. Una madre adatta non ha bisogno di nessun adattore sociale. Diventando madre ho capito che se ami veramente tuo figlio lo accetti per com'è, uguale o diverso dagli altri che sia. Accetti di accompagnarlo nel suo cammino, anche se difficile e anche se lui non può parlarti, non può ringraziarti, anche se lui non potrà mai essere un trofeo da mostrare.

A mia madre la società dovrebbe far la lapide d'oro, anche se lei non se ne farebbe nulla.

Mia madre era una madre adatta. Una madre che mostrava entusiasmo, passione, una madre che era felice soltanto per la presenza delle sue figlie. Una madre a cui non interessava cosa studiassi o se studiassi. Una madre che non mi ha mai insegnato che le cose si fanno soltanto in un certo modo. Una madre che così facendo ha lasciato che io diventassi creativa e che ragionassi con la mia testa perché mi aveva dato l'esempio che lei sapesse ragionare con la sua, anche se con i suoi limiti.

Mia madre non era una madre adattata. Quindi non posso avere esempio migliore che provi che la tesi “se non sei adattata non sei adatta per essere madre” sia falsa. Con questo non voglio essere fraintesa: non ritengo certamente che se una madre sia adattata allora non possa essere adatta. 

Voglio solo invitare le persone adattate a non giudicare e a pensare esclusivamente ad adattare i figli loro, se lo ritengono opportuno. 

Mia figlia non vivrà male solo perché la madre non si comporta come una madre adattata. Il sorriso di mia figlia ne è già la prova. Lei si sente amata, capita, ascoltata, rispettata e molto probabilmente farà così con gli altri. Pensate che questa non sia educazione solo perché la madre appare “maleducata” rifiutando le convenzioni sociali? Mia figlia sarà felice e questo sarà sufficiente. Se vorrà adattarsi quando sarà grande lo farà. Se voterà il partito che io non voto, lo farà. La amerò lo stesso. Non le dirò che sbaglia. Sbaglierà solo se le sue scelte saranno inquinate dalle fesserie che sentirà o leggerà in giro. Ma io certamente non aggiungerò pesticidi.


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