mercoledì 6 luglio 2016

L' "orto"

“Schwanden, non hai idea di quanto mi stressi aspettare. Forse è anche per questo che sono sempre stata così indipendente e attiva ed è anche questa una delle ragioni per cui in Italia stavo male. In Italia l'attesa è patologica con conseguenze devastanti e spesso fatali, nel senso che attendere spesso vuol dire ottenere in un'altra vita, perché qualcuno ti passa sempre davanti. In UK l'attesa è fisiologica, normale, all'ordine del giorno, ma prima o poi arriva il tuo turno. In Svizzera l'attesa solitamente è breve, su qualsiasi cosa. Rende l'idea una lamentela sulla mia città natale scritta da un anonimo: ho letto tutto Guerra e Pace all'ufficio postale. A Zurigo semmai puoi leggere Ungaretti. Infatti entro all'ufficio postale, Mi illumino d'immenso ed eccomi servita e spedita a casa. “

“Cosa stai aspettando?”

“Che mi chiamino al telefono?”

“E chi dovrebbe cercarti?”

“Quando ero ragazzina aspettavo le telefonate dei morosi di turno. Allora non c'erano i cellulari. Mi piazzavo davanti alla “consolle” del telefono fisso oppure correvo dall'altra stanza urlando “rispondo io”. E dopo l'ennesima chiamata dell'ennesima zia a cui rispondevo all'ennesima alla enne volta in tono tra il seccato e il demoralizzato “Ti passo la mamma”, finalmente arrivava la chiamata per me. Col passare degli anni, aspettai le chiamate delle aziende a cui avevo inviato il curriculum vitae. Il cellulare sempre in mano o in tasca, in bagno, sul tavolo, sul letto. Nulla. Poi ad un certo punto squillava: gente che aveva trovato il mio numero chissà dove e mi chiamava per vendermi il vino, ma illudevano con dolo perché quando rispondevo mi interpellavano dicendo Dott.ssa ….. io dicevo “Sììì” tutta contenta e dopo che mi spiegavano il motivo della telefonata avrei voluto mandarli a vendemmiare. Le chiamate di lavoro prima o poi arrivavano. Ma spesso era già troppo tardi o mi trovavo in un luogo talmente rumoroso da far la figura di chi non capisce un categorico colloquio informativo. E adesso aspetto che chiami il medico per dirmi quali accertamenti devo fare prima di togliere cosa di preciso non so nemmeno io. Come cambiano le priorità! E non sono nemmeno così vecchia.”

“Non vuoi parlarne finché non sai esattamente di cosa si tratta?”

“Esatto. Ti posso soltanto dire che sto coltivando l'orto.”

“Eeeh?”

“Non ci metto nulla: solo acqua e sapone e crescono bene da soli e in fretta. E Proliferano. Li puoi toccare e persino vedere. Potrebbero essere i “frutti del male”, questo non lo so. Infatti sto coltivando linfonodi.”



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