sabato 13 luglio 2013

Trem-ore

Tremo. Non riesco a smettere di tremare. Continuo a muovermi convulsamente nel letto, tremando. Cerco a tutti i costi di smettere, ma non riesco a controllarmi. Non riesco a parlare. Ogni parola trema e tremano anche i pensieri. Forse è arrivata la mia ora? Ho l'impressione di essere in uno stato irreversibile. Eppure solo dieci minuti prima ero seduta sulla scrivania, davanti al computer, anche se effettivamente cominciavo a sentirmi un po' strana. Un'ora trascorre e per un'ora non smetto di tremare. Non sono sola e questo mi rassicura finché ad un certo punto mi addormento. Mi risveglio di notte con la fronte scottante e la testa in fiamme. I sogni sono incubi, che provocano scintille, mandando in corto circuito il sistema nervoso. E ho una forte nausea. Quaranta di febbre o poco meno: il termometro dell'esperienza non ha mai conosciuto tale temperatura, ad eccezione di qualche reminiscenza del morbillo in età infantile.

Non so cosa stia succedendo. Mi duole ogni cosa, mi sento bruciare dappertutto.
Penso di non farcela e invece dopo giorni di lotte antibiotiche la febbre passa, il delirio cessa, la nausea svanisce, i sensi riprendono a funzionare correttamente e anche la mente.

Mi tocco la pancia per capire se ho ancora male e ad un certo punto compare al tatto una strana palla interna, sopra l'ombelico. Di certo non sarà stata quella roba ad avermi causato l'infezione, ma ora devo capire cos'è. Da un primo esame non è chiaro. Pare essere un ribelle all'invasione laparoscopica dell'intervento subito cinque mesi fa. Un pezzo interno che, sentendosi oltraggiato, ha deciso di reagire oltraggiando a sua volta.

Ma proprio ora che quel “coso” mi distrae dal pensiero di trovare un altro lavoro, ecco che arrivano le proposte. Tutte insieme, altogether. Mi confondono. Lavori da prendere o lasciare, precari, ma lavori, finalmente. Lavori atipici: se ne hai uno è troppo poco, ma due son già troppi.

E mi sento come se avessi aspettato per ore alla fermata di un bus che tarda ad arrivare. Quando ad un certo punto lo vedo arrivare, il sollievo svanisce repentinamente nel momento in cui mi accorgo che in realtà c'è un'altra vettura uguale in coda alla prima. L'istinto mi conduce a salire sulla prima vettura, più vicina alla vista e ad ogni altro senso. Ma poi penso che nel secondo bus si potrebbe viaggiare più comodi, addirittura seduti, perché tutti salgono nella prima vettura che vedono. Inoltre la seconda vettura potrebbe giungere prima a destinazione, muovendosi più agevolmente nel traffico e superando la prima. E allora su quale bus dovrei salire? E se il secondo fosse solo un miraggio? Oppure, più verosimilmente, se scoprissi, una volta persa la prima vettura, che in realtà la seconda viaggia con l'insegna “FUORI SERVIZIO?”

No, devo assolutamente salire sul primo bus, ma con gli occhi ben aperti, pronta a evitare i passeggeri che nella calca potrebbero pestarmi i piedi o venirmi addosso.

E come fare per rivendicare la ma dignità e difendere i miei diritti di passeggera che ha sempre pagato regolarmente la tariffa?


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