Morendo ....
stiamo lentamente morendo ... abbiamo paura ... abbiamo paura di spendere ...
abbiamo paura di investire ... chiudiamo le porte agli altri, per paura che ci
rubino ciò che ci è rimasto ... abbiamo paura di non poter guadagnare
abbastanza da poter sperperare come negli anni passati ... abbiamo ricchezza,
ma non abbiamo reddito ... perdiamo tempo in cazzate, leggendo cazzate,
guardando cazzate, per non pensare che stiamo morendo ... pensiamo ad andare
avanti, ma non ci importa di progredire ... la recessione ... del nostro
cervello, dopo lavaggi di testa di marketing, poi di spread ... se non ti
pagano non ti conviene lavorare ... ma se non lavori cosa fai? ... spendi il
poco che ti è rimasto ... e allora, forse, non conviene che lavori lo stesso,
anche se non ti pagano? ... se non ti pagano oggi, ti pagheranno domani ...
oggi hanno bisogno loro e tu li aiuti, domani avrai bisogno tu e loro ti
aiuteranno ... no, ti sbagli, continueranno a non pagarti anche se hanno i
soldi ... hanno capito che hai buona volontà e ti sfruttano ... così conviene a
loro ... la mutualità non può esistere nell’attuale sistema ... e forse non è
mai esistita... mutualità in Italia, in passato quando si poteva, voleva spesso
dire parassitismo sociale ... se te lo danno, prendilo, anche se non ne hai
bisogno ... e così ... chi ha preso è stato fortunato e adesso se lo tiene ...
e già ... non si può mica rinunciare ai privilegi per la società ... ma
dimenticano che questi privilegi li hanno ottenuti grazie alla società ... ma erano
altri tempi, ormai poverini sono vecchi e adesso anzi chiedono a te di fare i
sacrifici ... perchè loro sono i malati ... chi non conosce i privilegi è sano,
più forte, è più flessibile ... cosa vuoi, loro ormai sono vecchi e ti chiedono
... se tu hai da dare, lo devi dare per il mercato, ma augurati di non avere
mai bisogno ... augurati di non stare male ... nessuno ti pagherà ... ormai ne
hanno già approfittato in tanti ... non esiste mica più la mutua ... ormai le
cose te le devi sudare e se non sei in grado di farlo, te lo scordi di vivere
... morendo ... anche loro moriranno ... potessero morire con dignità, almeno
... se si deve morire, perchè non c’è più niente da produrre, allora perchè non
riducono il divario tra di noi? ... avviciniamoci, non allontaniamoci ... si
muore meglio in compagnia ... aiutiamoci
finchè possiamo ... poi si vedrà ... se non ci aiutiamo, moriamo più tristi,
più poveri, anche se ricchi di roba che in realtà non ci serve ... in fin dei
conti, tutto è superfluo rispetto alle tenebre che ci attendono .... e invece
non solo non ci avviciniamo ... ma ci insultiamo ... il buon esempio arriva dal
governo a cui non resta che insultare ... piuttosto ammettetelo ... non c’è più
niente da fare ... stiamo morendo ... ma non infierite fino alla fine ... la
morte non è bella per nessuno, neanche in un castello o in una comoda casa
riscaldata ... figuratevi quanto sia bello morire nel fango ... non siete in
grado di far nulla per chi muore nel fango ... va bene, ammettete i vostri
limiti ... ma per favore non insultate
... non dite ai barboni che puzzano se non ve la sentite di offrire loro aiuto
... la loro puzza è la misura della distanza tra voi e loro ... se vi dà
fastidio, riducetela!
giovedì 25 ottobre 2012
Morendo ...
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domenica 21 ottobre 2012
L'ineluttabile debolezza dell'hardware
L’hardware ha qualche problema, ma il suo proprietario vuole produrre
ancora software e non si ferma per capire cosa c’è che non va.
E’ come se il conducente, in viaggio in auto, ad un certo punto sospettasse
un guasto. Se si fermasse, quasi sicuramente non riuscirebbe ad arrivare in
tempo a destinazione, ma perlomeno potrebbe ancora proseguire o tornare
indietro, una volta riparato il danno. Se non si fermasse potrebbe arrivare in
tempo a destinazione, ma potrebbe anche non poter essere in grado di proseguire
o tornare indietro.
E allora? Qual è la scelta migliore? In realtà, dipende dalla priorità che
si dà alla destinazione da raggiungere rispetto al sano mantenimento del
veicolo stesso. Razionalmente, si consiglia: fermati. Ma il consiglio proviene
da un soggetto a cui probabilmente non preme raggiungere la destinazione.
L’hardware ha una vita limitata, ma il software no: una volta prodotto
servirà ad altri hardware, diversi da quelli che l’hanno prodotto, che a loro
volta produrranno altri software. E per questo motivo il proprietario della
macchina pensa sia più importante preoccuparsi di qualcosa di “immortale”
piuttosto che di qualcosa che prima o poi muore.
Ma il proprietario dimentica che se vuole produrre software più a lungo,
deve curare l’hardware. Senza hardware, niente software. Al proprietario
infatti è consentito l’uso di un solo hardware. Ma il proprietario si ostina a
prediligere la produzione attuale di software e a non preoccuparsi di quella
potenziale futura o della durata in cui l’hardware potrà funzionare. Il
proprietario si chiede: quanto manca alla meta e non quante mete potrà
raggiungere in futuro. Il proprietario vuole minimizzare la distanza che lo
separa dall’obiettivo attuale, e non gli importa se ciò può condurlo anche alla
minimizzazione della distanza che lo separa dall’ultimo obiettivo che potrà
raggiungere.
Cosa importa avere un hardware longevo che teoricamente potrebbe produrre
cento software, quando ne possiede uno che sta per finire di produrre un
software? Meglio finire quell’unico software che fermarsi per l’idea di poter
essere in grado di produrne altri cento. Un unico software che dopo la rottura
dell’hardware che lo ha prodotto, può “reincarnarsi” in altri cento o più
hardware. Un unico hardware, anche se potente, invece sarà soltanto un unico
hardware, indipendentemente dalla durata.
Lo chiamano hardware, ma in realtà non è così “hard”. E’ la parte debole
della macchina, la più vulnerabile. Quando si rompe, spesso non c’è nulla da
fare o, se si riesce ad aggiustare, difficilmente tornerà allo stato precedente
la rottura.
Il proprietario sente uno strano rumore, ma preferisce continuare ad usare
la macchina, piuttosto che fermarsi e chiamare il riparatore. Il proprietario è
ottimista: crede di poter arrivare alla meta prima che la macchina si rompa.
Gioca d’azzardo, spinge finchè può anche se la macchina stenta. Il
proprietario sente che “ha male all’hardware” che sta utilizzando. Il rumore
che esso produce è inquietante: come quello di un elicottero che sta per schiantarsi.
Ma il proprietario è distratto dai suoi obiettivi, dai suoi pensieri, dalle sue
idee che prevalgono su ogni preoccupazione materiale. Il proprietario è troppo
distratto ed allo stesso tempo troppo concentrato nel suo percorso per rendersi
conto di quanto l’hardware sia malandato. Giorno dopo giorno, l’hardware si
lamenta sempre di più. Un ultimo sforzo ed ecco la meta. Dalla meta si
prospettano nuove mete.
Ma ecco allora che il proprietario capisce che non può
più produrre nuovo software se non fa riparare l’hardware. L’hardware è molto
acciaccato, ma forse non è troppo tardi per aggiustarlo. Forse dopo un po’ di
riposo e di restauro potrà tornare operativo. Ma se non fosse così, in ogni
caso il proprietario sarebbe soddisfatto del software che ha prodotto, che
sopravviverà all’hardware. Forse se il proprietario avesse fermato la macchina
prima, non sarebbe stato altrettanto contento.
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