Parlano di
ideologie come se stessero ripetendo una lezione scolastica. Ti
vendono le idee, come se stessero vendendo i cellulari: lo stesso
tono, lo stesso modo di parlare. E poi si arriva sempre lì: “se
volete sostenerci, dateci i soldi” che di fatto significa “non ci
importa se condividi le nostre idee, se sei sensibile ai nostri
problemi, se partecipi ai nostri progetti, basta che ci dai i soldi.”
La gente,
pure quella che dà l'elemosina, disprezza gli accattoni, che pensa
siano “rifiuti sociali”, perché puzzano e hanno i vestiti
stracciati. Ma è solo questione di immagine: questi altri che
parlano sono profumati, vestiti adeguatamente e si esprimono con un
linguaggio forbito. Ma di fatto ti stanno chiedendo la stessa cosa,
anche se l'accattone te lo chiede per la sua sopravvivenza, mentre
questi te lo chiedono per mantenere e ristrutturare il proprio
cartello pubblicitario. Ed allora si preferisce contribuire a
mantenere ideali, perché immortali, piuttosto che mantenere una vita
umana, mortale. Allo stesso modo, è meglio investire nel patrimonio
artistico-culturale, piuttosto che occuparsi della gestione dei
rifiuti.
Ho sempre
diffidato del fascino dei circoli, associazioni o movimenti
politico-ideologici-sociali …
Leggi ciò
che scrivono, ascolti ciò che professano e rimani sedotto. Poi
capisci che dietro le parole spesso non c'è nulla di diverso: sono
gli stessi uomini che essi criticano, anche se si vestono con altri
abiti, compiono le stesse azioni e gli stessi errori, anche se
scaturiscono da diversi pensieri o sono mossi da diverse ragioni, la
stessa ipocrisia, sotto diverse maschere. Sono davvero commossa
quando sento parole in cui credo: “lavorare di meno, per
solidarietà, per poter permettere a ciascuno di lavorare” e invece
poi, quando incontri e conosci le persone che lo dicono capisci che
in fondo pensano : “lavorare meno, perché non abbiamo più
voglia”. Di fatto è lo stesso egoismo, la stessa accidia, la
stessa attitudine al cambiamento di chi, a parità di situazione
economica, dice: “A no, non potremmo mica vivere con mezzo
stipendio.”
Un altro
esempio: scegliere i prodotti artigianali e i cibi locali per
sostenere il lavoro delle persone e non per ungere gli ingranaggi
delle grandi catene commerciali. Condivido e pratico, anche se
rimango delusa quando mi accorgo che di fatto molte persone non lo
fanno per l'economia, ma per provincialismo o perché passano il
tempo a mangiare o bere, o per snobismo verso i prodotti da
“pezzenti.”
In questi
mesi ho scritto alcuni articoli, in un sito specifico, sulle
tematiche che criticano la crescita quantitativa e non qualitativa
dell'economia. Ciò che ho espresso è coerente con i miei pensieri e
le mie azioni attuali. Mi ha dato molta soddisfazione divulgare i
miei scritti su un sito diverso da questo che gestisco solo io. E
sono contenta di aver avuto molti lettori.
Ma
staccandomi dalla rete, ho incontrato alcuni soci dell'associazione
che organizzano eventi, campagne di sensibilizzazione e ho realizzato
che non è tanto diverso da incontrare persone che lavorano nel
marketing di un'azienda commerciale. Entrambi fanno pubblicità a ciò
che vendono, usando tecniche di persuasione, seppur attirando la
massa con altre tecniche, perché diversa è la tipologia del
clienti. Ma il risultato è lo stesso.
Ed ecco che
realizzo che alla società non servono nuove idee e progetti, se poi
vengono trattati allo stesso modo dei prodotti commerciali. Non si dà
importanza a ciò che si dice: non fa nessuna differenza vendere
patate o idee. Il singolo non adatta il proprio comportamento ai suoi
valori, alle sue priorità e a ciò che pensa veramente, ma al luogo
in cui si trova a vendere.
Non voglio
incitare al pessimismo, scetticismo, cinismo o ipercriticismo, ma
alla consapevolezza che la società è un palcoscenico e dietro di
esso ci sono gli attori, che sebbene non siano spinti da compassione
o solidarietà, ti offrono momenti catartici o attimi di piacere, ma
senza amore. Non si possono infatti esprimere veri sentimenti se si
agisce non spinti dai propri pensieri, ma da spirito di
associazionismo o realizzazione personale.
Ed allora
occorre chiarire a sé stessi se si vuole collaborare per i propri
ideali, per associazionismo o per fini di utilità sociale. Perché
se si è spinti soltanto dai propri ideali e valori non si ha alcun
bisogno di farsi pubblicità o di partecipare alla vita associativa.
Per esempio come sto facendo ora in questo blog o nell'altro blog,
dove mi concentro solo sulla scrittura dei contenuti che scelgo. Se
invece si cerca il riconoscimento personale in un gruppo, o non si
vuole rischiare di rimanere isolati o di sentirsi inutili alla
società allora occorre tener presente che si sta collaborando per
associazionismo e non per i propri ideali. E allora occorre
subordinare le proprie idee ai comportamenti sociali.
E così
decido di restar fuori da ogni associazione, continuando invece ad
aiutare, quando posso, alla mensa dei poveri o partecipando alla
realizzazione di attività ricreative per disabili. In tali contesti
infatti non mi interessa che le persone che incontro condividano il
mio stile di vita e le mie motivazioni, ma mi interessa impegnarmi
con loro per un risultato: un aiuto diretto alle persone in
difficoltà, prescindendo da ogni ipocrisia che c'è dietro. A volte
l'azione è più importante di ogni ideologia.
Ma c'è
un'altra grossa questione che devo risolvere: qual è il mio ruolo
professionale in questa dannata società? Decido di giocare tutto su
un progetto innovativo e lo presento all'unica persona che da quando
son tornata in Italia ha dimostrato, nei fatti e non nelle parole, di
aiutarmi professionalmente. Ma se il progetto non dovesse andare in
porto non vedo altra strada se non quella che porta all'aeroporto.
Andare lontano non significa trovare quello che si sta cercando, ma trovare una ragione per non voler più tornare indietro. E questo vorrebbe dire voltar le spalle a mia sorella o c'è forse un'altra soluzione?
Andare lontano non significa trovare quello che si sta cercando, ma trovare una ragione per non voler più tornare indietro. E questo vorrebbe dire voltar le spalle a mia sorella o c'è forse un'altra soluzione?